Mauro Billetta
Frate Cappuccino parroco di Danisinni a Palermo
L’umano ha bisogno dell’incontro per trovare pienezza di vita, incontrare veramente le persone con cui si condivide il cammino quotidiano è di vitale importanza.
Eppure molti vivono senza mai incontrarsi, così come sono, tanto assorbiti dalla frenesia dei giorni la quale, di fatto, diventa un alibi per stare alla periferia di se stessi. Non è scontato aprirsi all’incontro perché questo svela ogni fragilità e mette a nudo quel che siamo esponendo al rischio del giudizio altrui. Il nascondimento, allora, diventa la modalità difensiva per esserci senza l’altro e anche l’iperconnessione social propria dei nostri giorni, di fatto, è un modo per evitare l’incontro e apparire in tutta “sicurezza”.
Ma l’umano è molto di più della sua apparenza e, per esserci, bisogna fare i conti con la propria limitatezza e con la fatica di sostenere il carico di ogni giorno.
Venerdì scorso abbiamo condiviso il cammino con tanti giovani artisti e palermitani di ogni estrazione con i quali dinanzi alla Leonardo SpA abbiamo manifestato il nostro dissenso alla logica delle armi che vorrebbe rendere giustizia e pacifica la convivenza in questo mondo attraverso la forza e la repressione.
Un’azione di denuncia che ancora una volta ha inteso opporsi alla strategia economico-militare del nostro Paese che ha sostenuto il genocidio sulla Striscia di Gaza attraverso l’esportazione, anche dopo il 7 ottobre 2023, di materiale d’armamento a favore dell’esercito israeliano.
L’incontro a cui facciamo riferimento, piuttosto, è quello che rivendica la necessità di andare oltre la logica d’inimicizia e che promuove la pace a partire dalla riconciliazione e dal riconoscimento della dignità dei piccoli del nostro mondo. Questo è possibile non attraverso i dettami del più forte ma favorendo la crescita di ciascuno nel rispetto dei diritti di tutti.
Quando la politica non investe più sulla promozione umana e culturale attraverso azioni di prevenzione nel campo socio-educativo si ingenerano sacche di povertà che alla fine procureranno condizioni di emergenza per la mancanza di sicurezza e per l’aumento della devianza antisociale.
Anche Palermo attraversa questa tragica conseguenza e gli efferati episodi delle sparatorie avvenute negli ultimi mesi ne sono solo un sintomo, per cui è necessario tornare ad un surplus di impegno per restituire autentiche condizioni di cura e di crescita alle nuove generazioni.
Le misure emergenziali così come la militarizzazione non procureranno reale cambiamento come del resto stanno affermando anche i sindacati della polizia, piuttosto è necessario un rilancio della presenza dello Stato nei territori e ciò è possibile attraverso spazi di aggregazione, centri educativi, impianti sportivi, eventi culturali aperti a tutti, insieme alla presenza costante delle forze dell’ordine per tornare a camminare lungo le vie delle città rendendosi prossimi ai cittadini. Altrimenti le maxi operazioni di polizia rimarrebbero prive di reale efficacia come le varie misure restrittive che di fatto non ingenerano processi di sviluppo.
La Parola (Lc 18, 1-8) che abbiamo meditato nella liturgia di questa domenica ci rimanda al senso della giustizia che è legata alla preghiera e alla fede.
La premessa è il bisogno di Dio e cioè il riconoscere di non bastare a se stessi. Alzare le mani verso l’alto è il gesto di una Comunità che si unisce non per avere potere ma per vivere nella fiducia che il bene è più forte dell’apparente vittoria del male.
La perseveranza nella preghiera è data da questo appoggio incondizionato che mantiene fedeli al cammino quotidiano malgrado le prove e i fallimenti. Non c’è giustizia senza misericordia perché altrimenti si cadrebbe nella logica della vendetta che renderebbe uguali, se non peggiori, del nemico.
Il Vangelo, piuttosto, coltiva l’amicizia perché la grammatica dell’amore non lascia spazio alla divisione reattiva. Vivere tutto questo è possibile solo se si accoglie il dono del Cielo e cioè l’amore che perdona senza chiedere nulla in cambio.
La vita di fede, allora, non è da intendersi come un ricambiare per il bene ricevuto ma è espressione della gratitudine che lega al Cielo perché profondamente amati senza alcuna condizione.
Nel mentre che meditiamo queste pagine la storia ci riporta ad evidenze opposte: in queste ore anche i corpi inermi dei cadaveri diventano merce di scambio, addirittura il pretesto per procurare altre morti a Gaza.
La ricerca dell’ultima dozzina di corpi israeliani in mezzo alle macerie in cui si trovano migliaia di morti, diventa l’alibi per determinare l’ulteriore blocco dei camion carichi di aiuti umanitari continuando a mettere a repentaglio l’esistenza di migliaia di persone che a motivo degli stenti protratti per mesi crollano privi di forze.
Ecco che la fede assume la forma della resistenza e il rimanere ancorati al bene malgrado la violenza ricevuta rivela il valore per cui si sta spendendo la propria vita.
Luogo: Comunità , piazza Danisinni, 1, PALERMO, PALERMO, SICILIA
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