Walter Giannò

Smonto narrazioni, rovescio retoriche, salto a piè pari la censura del buonismo. Scrivo quello che altri evitano di pensare.

Tutti i post

Un cilindro di metallo, cinque metri di lunghezza e un metro e mezzo di diametro, è stato trovato galleggiante tra Lampione e Lampedusa. Un relitto ‘misterioso’, con scritte in ebraico e simboli che qualcuno riconduce a Israele. Subito la corsa al complotto, all’indignazione, all’urlo “attenzione, è roba israeliana!”.

Il ministro Guido Crosetto frena: “Non penso si tratti di un reperto militare israeliano. Penso si tratti di qualcosa collegato a un lancio satellitare”. Ma basta quella scritta, basta l’ebraico, per scatenare sospetti e ferocia. Perché in questo momento Israele è il male assoluto. E non serve capire, verificare, indagare: basta gridare.

Intanto la Guardia Costiera presidia l’area, il nucleo Sdai della Marina militare è in arrivo, i tecnici verificheranno. Ma poco importa: nella narrazione comune, se c’è di mezzo Israele, allora c’è un “missile spia”, un “ordigno”, qualcosa di oscuro da condannare.

E mentre ci si accapiglia sul relitto, stasera c’è Israele–Italia di calcio. C’è chi invoca il boicottaggio, chi accusa di menefreghismo chi si siederà davanti alla TV per guardare una partita, chi se la prende con il CT Gennaro Gattuso perché non ha cuore. Come se a decidere se si debba giocare o meno fosse lui… Perché ormai lo sport, la cultura, qualsiasi cosa, deve piegarsi al tribunale dell’odio.

E qui la polemica si fa inevitabile. Perché la stessa indignazione che incendia i social per un oggetto di ferro, non si accende davanti ai migranti che annegano nello stesso mare. Il Canale di Sicilia inghiotte vite ogni settimana, e il Paese si gira dall’altra parte. Nessun post, nessuna raffica di commenti furiosi, nessun “boicottaggio morale”. Solo silenzio. Anche perché, ne sono certo, c’è chi arriva a pensare: “Meglio, così meno clandestini ‘a casa nostra’.”

Per un relitto forse israeliano si parla di minacce globali. Per centinaia di uomini, donne e bambini morti in mare, non una riga, non un’onda di indignazione.

La verità è che indignarsi contro Israele oggi è gratis, fa sentire buoni, eroi della tastiera. Dolersi per i migranti, invece, costa: costringe a guardarsi allo specchio, a fare i conti con la propria ipocrisia, con l’indifferenza.

E allora ecco il teatrino: il “missile ebraico” fa notizia, i morti nel Canale di Sicilia ormai no, è solo cronaca che termina i suoi effetti nel giro di poche ore.

Questo contenuto è stato disposto da un utente della community di BlogSicilia, collaboratore, ufficio stampa, giornalista, editor o lettore del nostro giornale. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore. Se hai richieste di approfondimento o di rettifica ed ogni altra osservazione su questo contenuto non esitare a contattare la redazione o il nostro community manager.