L’ultimo “furto con spaccata” ai danni di un negozio di ottica nel centrale viale Africa preoccupa i vertici dell’associazione commercianti di Catania, costretti ad aggiornare il bilancio dei negozi presi di mira.

Una situazione che sembra far ripiombare la città nel biennio 2005-2006, anni in cui le auto ariete quasi tutte le notti sfondavano le vetrine dei negozi.

Ultimamente da San Giovanni La Punta a Paternò, da Zafferana a Catania, la cronaca è sempre la stessa: furti notturni in pieno centro con sfondamento vetrina e man bassa, il più delle volte, di articoli alla moda, abbigliamento e accessori i più gettonati.

“Ogni colpo in questi negozi rappresenta un affare per i malviventi mentre per il negoziante comporta danni patrimoniali mediamente per diverse decine di migliaia di euro, danni che possono mettere in ginocchio definitivamente un’azienda. Solitamente gran parte del valore dei prodotti rubati, infatti, deve ancora essere pagato ai fornitori ed il negoziante avrà difficoltà a rispettare l’impegno non avendo più il prodotto da vendere. Non gli resta che approvvigionarsi nuovamente con i costi che ciò comporta sia dal punto di vista economico che organizzativo. E’ inoltre un danno di immagine per la nostra città”, dichiara Giovanni Saguto, presidente dell’As.Com Confcommercio Catania.

Il fenomeno dei furti con spaccata sembra aver assunto connotati diversi rispetto a qualche anno fa, sembra aver fatto un “salto di qualità” in termini operativi ed organizzativi.

“Abbiamo la sensazione che non si tratti di pochi fumati e/o disperati, ancorché spregiudicati – spiega Francesco Sorbello, vice direttore provinciale di Confcommercio – che per necessità si avventurano in pericolosi furti con spaccata. Le modalità operative ci lasciano pensare ad un sistema criminale organizzato e violento, che si avvale di numerosi criminali e che agisce con metodo scientifico e collaudato”.

Sorbello analizzando i casi spiega: “I negozi vengono presi di mira già quando aprono battenti o proprio ad inizio stagione, ovvero quando sono pieni di merce e delle nuove collezioni della stagione in corso, nel caso degli articoli di moda. In genere vengono presi di mira negozi di target medio alto e quelli che trattano prodotti facilmente smerciabili, come le tabaccherie. Ci chiediamo, insomma, se il fenomeno sia in mano alla criminalità organizzata”.

Per i negozianti è centrale la questione del controllo del territorio, giudicata “insufficiente certamente non per negligenza delle forze dell’ordine, ma per mancanza di risorse e di investimenti da parte della politica sulla sicurezza”.