“Si tratta di decisione che restituisce un quadro chiaro sulla correttezza della nostra azione amministrativa“. Questo il commento di Roberto Bonaccorsi, ex sindaco di Giarre (nella foto), alla notizia odierna della sentenza di non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste”, nell’ambito del procedimento sui bilanci del Comune di Catania negli anni 2009, 2010 e 2011.

Prosciolti assieme a lui l’ex sindaco Raffaele Stancanelli, l’ex assessore Riva e i dirigenti coinvolti nelle indagini. Il Gup Alessandro Ricciardolo non ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio che era stata avanzata dalla Procura catanese. Assolto l’ex ragioniere generale Giorgio Santonocito per il quale si procedeva con il giudizio immediato.

“Abbiamo atteso con fiducia la valutazione della magistratura, adesso peraltro arrivata con formula piena – aggiunge Bonaccorsi, all’epoca dei fatti assessore comunale al Bilancio – giudizio che va riprova della linearità del nostro operato alla guida dell’ente, svoltosi nel pieno rispetto della legge”.

Proprio l’ex ragioniere generale Giorgio Santonocito oggi direttore generale dell’azienda sanitaria Garibaldi di Catania ha diffuso una lettera un cui commenta la sentenza.

“Oggi è stata ristabilita una verità importante per me, come uomo e come professionista, e per la Città che, in ruoli diversi, continuo a servire – scrive –. La sentenza di oggi, pronunciata dal Giudice Alessandro Ricciardolo, nel giudizio per falso ideologico che negli ultimi tre anni mi ha visto imputato, insieme ad un’intera Amministrazione comunale, segna infatti una traccia importante nella storia recente del Comune di Catania e delle amministrazioni locali in generale. Un reato, quello di falso, particolarmente odioso per chi, come me, ha dedicato vent’anni della propria vita professionale a servizio della pubblica amministrazione, muovendosi sempre orgogliosamente entro i confini della legalità e della onestà”.

Santonocito è stato l’unico fra i vari indagati, a richiedere il giudizio immediato, già nella fase preliminare: “Non potevo permettermi di restare un giorno in più del necessario nel limbo di un processo che si preannunciava lungo, perché enorme e complessa era la massa di dati sotto osservazione”, si legge.

“La verità – continua – è che i miei cinque anni alla guida della Ragioneria Generale del Comune di Catania,sono stati anni di grande crescita umana, prima che professionale, per i grandi professionisti ed uomini che, ciascuno nel proprio segmento di attività, cercava di rimediare al disastro finanziario in cui il Comune era sprofondato. Anni difficilissimi solo illuminati dal senso del dovere, dalla certezza di fare la cosa giusta per la propria Città, per le decine di fornitori e di famiglie che aspettavano quanto loro dovuto, con fiducia. Una città che, occorre ricordare, si era spenta. Letteralmente. E che andava fatta ripartire”.

“Ritengo – prosegue Santononocito – che chi svolge ruoli di amministrazione debba assoggettarsi al regime dei controlli: il mio operato presso il Comune di Catania è stato sottoposto al vaglio dei Ministeri vigilanti, dell’IGF, della Corte dei conti. Poi al vaglio della Magistratura penale. Ho accettato con serenità questo ulteriore grado di controllo, cercando di fornire, con semplicità e chiarezza, tutti gli elementi di giudizio, che una magistratura sempre attenta, pur nella diversità dei ruoli che il nostro Ordinamento prevede, non ha mancato di analizzare, valorizzare, giudicare. Non posso non stigmatizzare la demonizzazione mediatica che taluni hanno inteso sbandierare, quasi che indagato equivalga a colpevole: chiunque serva la Pubblica Amministrazione sa, deve sapere, che nel proprio essere trasparente, cristallino, oggetto di continua osservazione, trova l’equilibrio il nostro sistema democratico. Mi si consenta in ultimo di ringraziare quanti sono rimasti serenamente al mio fianco in questi lunghi anni, il mio legale, il mio consulente, la mia famiglia, ma anche chi, nel mantenere gli incarichi affidatimi o anche, semplicemente, nel lavorare al mio fianco, non mi ha mai fatto mancare la propria stima e fiducia”.