Tratta di persone e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ai danni di giovanissime cittadine nigeriane, con le aggravanti di avere esposto a pericolo la vita e l’incolumità delle persone trasportate e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale.

Accuse pesantissime quelle contestate da agenti della Squadra mobile della questura di Catania a Asiruwa Aigbedo, 36 anni detto ‘Assy’ e Sylvia Aghimen di 34 detta ‘Olivia’, finite il manette lui a Ferrara, l’altra a Parma. I due, entrambi nigeraini, sono stati fermati il 6 febbraio. Il 23 dello stesso mese è stata emessa ordinanza di custodia cautelare da parte del Gip di Catania.

L’indagine ha preso le mosse da una denuncia presentata agli inizi del mese di marzo 2016 da una giovane donna nigeriana, “Benedetta” – nome di fantasia, n.d.r .– la quale aveva riferito dettagli raccapriccianti in ordine al viaggio compiuto per raggiungere l’Italia, spiegando di essere stata allettata dalla falsa possibilità prospettatale di raggiungere l’Europa per poter studiare, evenienza irrealizzabile nel paese di origine a causa delle condizioni di estrema indigenza del nucleo familiare di appartenenza.

La vittima aveva, quindi,  accettato la proposta di una donna, tale Precious, di raggiungere il fratello di essa Precious residente in Italia e, dopo esser stata sottoposta a rito voodoo, aveva  iniziato il viaggio,  assieme ad altre 13 giovani donne nigeriane, soggiornando per una settimana presso un’abitazione di Benin City; poi a bordo di pullman, aveva  raggiunto Zwara in Libia, dove era rimasta per circa un mese in un appartamento. Successivamente, unitamente ad altre cinque connazionali, era stata trasferita in un’altra abitazione e consegnata ad uomini arabi: la giovane vi aveva soggiornato per una settimana, subendo vessazioni e ripetute violenze sessuali.

Infine era stata prelevata e condotta in una vicina spiaggia dalla quale, a bordo di un gommone, si era imbarcata alla volta dell’Italia a bordo di un gommone carico di migranti e, pertanto, ad alto rischio di naufragio:  il natante era stato  soccorso in alto mare e la giovane, giunta in Sicilia, collocata presso il Cara di Mineo.  “Benedetta”, assiene ad un’altra giovane connazionale, “Teresa” aveva contattato telefonicamente Aigbedo “Assy”  – fratello di “Precious” – che aveva organizzato il trasferimento delle due giovani dalla struttura ove erano collocate sino a Ferrara luogo di residenza dell’uomo.

In Emilia la tragica scoperta: le due ragazze avrebbero dovuto prostituirsi per estinguere il debito di 25 mila euro, somma dovuta per aver organizzato il viaggio delle due giovani. Al rifiuto opposto dalle ragazze, i due aguzzini, Assy ed Olivia, le avevano  picchiate selvaggiamente e, dopo qualche giorno, le avevano rifornite di abiti succinti e quant’altro necessario ad iniziare la “vita sul marciapiede”, le avevano quindi accompagnate presso il tratto di strada che avrebbe costituito la loro postazione lavorativa (c.d “joint”), fornendo loro tutti gli ulteriori dettagli dell’attività, ovvero modalità e prezzi delle prestazioni sessuali.

Benedetta, sfinita dalle vessazioni subite è fuggita e raggiunta Catania, dove aveva iniziato a prostituirsi, ha chiesto aiuto ad una associazione anti tratta; aveva, quindi, maturato la decisione di denunziare i gravissimi fatti dei quali era stata vittima, pur ammettendo di temere ancora Assy (cui aveva già consegnato duemila euro) a causa dei  due riti “Vodoo” ai quali era stata sottoposta in Nigeria e in Libia.

Emergevano responsabilità nei confronti degli indagati accusati di avere promosso, organizzato, finanziato ed effettuato il trasporto illegale di giovani donne nigeriane da destinare alla prostituzione  che venivano trasferite dai correi dalla Nigeria in Libia, ove venivano trattenute in connection house, prima di essere imbarcate alla volta dell’Italia su natanti di fortuna, occupati da numerosi migranti, privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, ad alto rischio di naufragio.

Precisi i compiti svolti dai due indagati: Assy si occupava del reclutamento delle giovani vittime grazia all’aiuto di nigeriani residenti in Nigeria e ne organizzava il viaggio verso l’Italia, inoltre curava una rozza contabilità delle somme erogate dalle ragazze (in suo possesso al momento dell’arresto  veniva rinvenuto  un quaderno riportante accanto al nome della singola ragazza tutti gli importi ad essa riferibili); Olivia, invece, si occupava di controllare  che le giovani connazionali si prostituissero regolarmente secondo le indicazioni ricevute, curando pertanto la fase finale della tratta ovvero quella della immissione ne circuito della prostituzione su strada. Assy manteneva i rapporti con i familiari delle vittime.

Durante le intercettazioni emergeva il totale assoggettamento delle vittime ad “Assy”: Teresa, dialogando con una connazionale, anch’essa dedita al meretricio, richiesta da quest’ultima di indicare quando avrebbe smesso di lavorare per far ritorno a  casa, si limitava a rispondere che avrebbe fatto rientro quando lo avrebbe deciso il suo “Bross”, appellativo utilizzato dalla stessa per indicare Assy, considerato, al contempo, “brother” e  “boss”.

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