Schermaglie e lunghi silenzi. A Palazzo degli Elefanti va avanti la tregua armata in seno alla maggioranza e soprattutto fra i componenti del Pd, una partita a scacchi in cui una parte (l’ala che fa capo al sindaco Enzo Bianco e al gruppo Villari-Raia) attende la mossa dell’altra (il trio Sammartino-Sudano-Berretta) ed il rilancio è scontato.
Il caso delle dimissioni dell’assessore Angela Mazzola e del doppio capogruppo consiliare dei democratici (Giovanni D’Avola è stato sfiduciato da tre consiglieri, ma ha incassato il sostegno del segretario Napoli) sono come fuoco sotto la cenere e l’incendio potrebbe divampare ad un momento all’altro.
Del caso, ovviamente, si sta interessando anche il segretario regionale Fausto Raciti che – con grande saggezza – invoca unità nel partito cercando di gettare acqua sul fuoco e ricordando che due sabati fa “il presidente Renzi è stato a Catania a fare investimento sulla città sia economico che politico. E di fronte a queste attenzioni del governo nazionale il Pd di Catania ha il dovere della compattezza”.
Sullo sfondo, inutile negarlo, c’è anche il rimpasto della giunta comunale, la stessa – a parte il turn over Trojano-Villari- che amministra la città da quasi tre anni che in politica sono un’era geologica. Lo schema dell’attuale esecutivo, infatti, rispecchia ancora gli equilibri che portarono al ritorno di Bianco a Palazzo degli Elefanti, mentre il quadro complessivo (e quindi in consiglio comunale) è mutato già un paio di volte.
Si tratta, tuttavia, di un’immagine in costante evoluzione ed un rimescolamento delle carte in giunta rischierebbe di scontentare qualche tassello della maggioranza che sostiene il sindaco. Ed Enzo Bianco, ne è consapevole.
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