“Un bravo ragazzo, chi l’avrebbe mai detto…”. E’ un paese sotto choc, ma, soprattutto, incredulo quello che commenta la notizia della violenza sessuale alla dottoressa in servizio in una guardia medica del Catanese. Un giovane conosciuto da tutti.
“E’ stato lui? Non ci credo…”, è la frase maggiormente diffusa su Alfio Cardillo, il 26enne arrestato in flagranza di reato dai carabinieri dopo ore di violenza sulla donna. Eppure i carabinieri della compagnia di Acireale segnalano che in passato l’uomo ha avuto delle denunce per maltrattamenti.
E l’aggressione, per i militari dell’Arma, viste le modalità, sarebbe stata premeditata. In piazza non si parla d’altro. Piena solidarietà alla dottoressa, che però non è molto conosciuta perché frequenta il paese soltanto durante le sue ore di lavoro, visto che vive in un altro centro della provincia.
Per lei parole di condivisione arrivano dal sindaco: “piena vicinanza alla vittima di questo episodio, l’amministrazione comunale farà tutto il possibile per darle pieno sostegno”.
“Poverina, vittima di una ingiustificabile aggressione: per una donna tutto è sempre più difficile”, commentano le mamme in attesa con i figli piccoli nell’ufficio vaccinazioni. Qualcuno si indigna al punto da ricordare che “in altri Paesi reati come questi sono puniti con la pena di morte, ma qui siamo in Italia…”.
Il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Giammanco , parla di “atto ignobile ai danni di un medico, una collega, nell’atto di compiere il proprio dovere di aiutare i cittadini”. E annuncia “vicinanza e sostegno” a lei e alla sua famiglia. In un bar il titolare ricorda che ieri sera ha servito due amari all’uomo “che dopo è andato via”. Ma, sottolinea, “è un ragazzo educato, non ha mai dato segnali che potesse commettere un atto del genere”.
E i dipendenti del locale annuiscono, condividendo il suo pensiero. Eppure, ricostruisce il sindaco del paese, “era un caso segnalato e seguito dai servizi sociali del Comune”. Il datore di lavoro del giovane ricorda che “a volte beveva alcolici, ma qui non aveva mai creato alcun problema”, ma “ne aveva avuti in famiglia”.
E il sindaco rivela anche che il 26enne “in passato era stato sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio”. Un Tso che i primi cittadini comminano solo a chi ha problemi psichici difficili da affrontare. Ma che al momento non risulta agli atti dell’inchiesta della Procura di Catania.
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