C’è anche un latitante di origini catanesi tra le sei persone arrestate dai carabinieri di Roma nell’ambito di un’inchiesta per mafia e corruzione.

Utilizzando documenti falsi e usufruendo dell’appoggio logistico di conterranei, l’uomo aveva stabilito il suo covo nell’area laziale compresa tra Aprilia (Latina) e Pomezia. 

E’ la storia di Salvatore Fragalà, 32enne catanese di nascita ma da anni residente a Roma dove ha ospitato due pezzi da novanta del clan dei carcagnusi Domenico e Francesco Loria,  e della sua convivente romana, un’agente immobiliare, protagonisti assieme ad altre quattro persone di ripetuti episodi estorsivi nei confronti di un imprenditore romano, operante nel settore del noleggio di autoveicoli a medio e lungo termine con attività commerciale nei pressi della Stazione ferroviaria Roma-Tiburtina.

L’INCHIESTA DELLA DDA DI ROMA

E’ stata la vittima a denunciare lo scorso mese di luglio che Fragalà, con minacce e violenze, aveva tentato in quattro distinte occasioni, tra il 10 ed il 14 luglio, di estorcergli circa 50 mila euro, riuscendo infine, il 14 luglio, a farsi consegnare appena duemila euro. Sono stati i carabinieri di Roma a ricostruire l’intera vicenda, identificando il protagonista criminale e i suoi compari. Fragalà fingendosene legittimo proprietario, nel giugno 2016 aveva ceduto tre autovetture del valore di 60 mila all’imprenditore romano. Ma dopo aver ricevuto circa 30 mila euro a titolo di anticipo per l’alienazione dei tre veicoli – da saldarsi all’atto del formale passaggio di proprietà – il pregiudicato catanese aveva preteso la restituzione delle tre vetture o, in alternativa, la dazione di ulteriori 50 mila euro da parte della vittima.

Per convincere la vittima, il pregiudicato catanese, la sua convivente ed altri quattro soggetti tutti di origine siciliana, tra il 10 ed il 14 luglio, avevano minacciato di morte e malmenato l’imprenditore, e, al fine di incutergli maggiore timore, lo avevano anche informato di essere appartenenti ad un’organizzazione mafiosa catanese. Il 14 luglio 2016 avevano pure costretto la vittima a firmare un assegno per due mila euro, incassato nei giorni successivi. Due dei sei estorsori, tra l’altro, il pomeriggio del 18 luglio 2016, erano stati arrestati in flagranza di reato per aver percosso l’imprenditore e per averlo rapinato della somma contante di 1.600 euro.

Nel corso dell’attività è stato inoltre riscontrato che Domenico e Francesco Loria, rispettivamente zio e nipote erano appartenenti alla famiglia dei Mazzei, i carcagnusi legati al clan Santapaola e a Roma si erano nascosti perché latitanti . Per tutti e sei il gip da disposto gli arresti in carcere per “tentata estorsione” ed  “estorsione”, entrambi aggravati dal metodo mafioso, “procurata inosservanza di pena” e “possesso di falsi documenti di identificazione”. Un altro è stato arrestato a Catania: si tratta di Vincenzo D’Angelo di 30 anni. Dei due incensurati, uno è stato ammanettato a Palagonia, l’altra a Roma ed è la convivente di Fragalà.