Un diamante è per sempre, recita un claim pubblicitario ad effetto, ma un Rolex è sempre un Rolex. Anche nell’inchiesta catanese sulla Pubbliservizi che ha portato in carcere l’ex presidente della partecipata dalla Città metropolitana, Aldolfo Maria Messina, balla un orologio ci pregio.

Si tratta di un modello da 23 mila euro acquistato in quota parte dagli imprenditori, finiti oggi ai domiciliari, che sarebbero stati disposti a pagare mazzette per le manutenzioni delle strade e delle scuole della provincia di Catania.

Tuttavia per quell’orologio, anche le leggende metropolitane che si moltiplicavano, Messina decide di sostituirlo con un modello più economico. E poi, secondo quanto scoperto dalla Guardia di finanza ci sarebbe la festa per il suo compleanno che l’ex presidente tiene a Trecastagni in casa di un imprenditore che, per i benefici ottenuti, offre il catering.

Ma tra gli episodi di corruzione, ci sarebbe anche la cessione ad una Bmw X3 ad un congiunto di Alfio Massimo Trombetta, il consulente della partecipata finito in carcere proprio come Messina nell’inchiesta Cerchio Magico a capo dei quali – secondo gli inquirenti – ci sarebbero stati proprio i due finiti in cella.

L’indagine è durata meno di un anno ed ha avuto un’accelerazione quando a metà ottobre dell’anno scorso Adolfo Messina denuncia di avere ricevuto minacce, che si rivelerebbero inventate, trascinando sino a Catania il presidente della Regione, Rosario Crocetta che per l’occasione rimarca i soliti slogan della legalità.

L’inchiesta delle fiamme gialle, che segna anche il debutto del nuovo comandante Antonio Quintavalle Cecere, è stata fondata su accertamenti bancari, perquisizioni e una minuziosa analisi documentale.

Secondo il nucleo di polizia tributario Messina, anche attraverso il consulente Trombetta, avrebbe ricostruito un sistema di corruzione incassando qualcosa come 200 mila euro (somma sequestrata) e pilotando gli appalti grazie all’utilizzo frequente dell’affidamento diretto dei lavori sotto la soglia dei 40 mila euro.

Interventi che poi sarebbero stati gonfiati da varianti in corso d’opera grazie alla compiacenza di imprenditori che tra l’altro avevano a disposizione corsie preferenziali nei pagamenti delle commesse.

L’inchiesta è stata condotta dal procuratore capo Carmelo Zuccaro e dai pm Fabio Regolo e Fabio Saponara.

br

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