Alla “Pizzigoni” di via Siena, nel seggio numero 7, Catania ha scoperto ieri la sua Isola del Sì.
A pochi passi da piazza Lincoln e via Vincenzo Giuffrida, l’unica delle 336 sezioni elettorali cittadine in cui l’ultimo tentativo di modifica costituzionale conta più sostenitori che avversari: qui, infatti, il “no” nel referendum confermativo ha conquistato appena il 30.26 per cento.
Altrove, numeri decisamente diversi. Tanto che la Terra del Liotru s’è aggiudicata con il 74,68 per cento un posto nel podio dei capoluoghi siciliani più “allergici” alla riforma Boschi. Solo Agrigento e Messina hanno fatto … meglio, ma di pochi decimali. E, comunque, non erano state certo quelle due città a ospitare l’ultima Festa nazionale dell’Unità col cinguettio dell’#Italiachedicesì !
I numeri nelle Circoscrizioni catanesi. Curiosa, eloquente, la mappa del voto. Tra gli elettori di Borgo-Sanzio il “no” s’è fermato al 63,36. Ha, invece, raggiunto un eclatante 84,32 a San Giorgio-Librino-San Giuseppe La Rena-Zia Lisa-Villaggio Sant’Agata dove, evidentemente, è stata gradita poco o nulla la nuova proposta per l’assegnazione delle poltrone romane di Palazzo Madama. Che avrebbe potuto costringere Enzo Bianco, come altri suoi colleghi, a farsi … uno e trino: senatore, sindaco della Città Metropolitana – ovvero, di quella che fu la Provincia – e primo cittadino di Catania.
Altri dati per macroaree cittadine: a Ognina-Barriera-Picanello il “no” s’è attestato al 71,70 per cento, oltre il 74 a San Giovanni Galermo-Trappeto-Cibali e 75,43 a Monte Po-Nesima-San Leone-Rapisardi. In Centro Storico “no” al 73,14 per cento, ma punta massima del 92,37 nella sezione 76 di via della Concordia, luogo-simbolo della Catania più sofferente e popolare.
Così come alle Salette, sezione 54, dove i “controriformisti” sono stati il 92,15 per cento. Quota-record del 92,39 alla “Dusmet-Doria” di viale Castagnola, seggio 274.
I primi commenti a Palazzo degli Elefanti. Il consigliere-coordinatore di Fratelli d’Italia, Manlio Messina, è stato fra i primi a cantare vittoria per comunicato: “C’è voglia di cambiamento nella roccaforte della Catania Pd di Bianco. E’ simbolica questa decisione popolare. Ne prendano atto Bianco, in primis, e Crocetta, a seguire”.
Nel Partito Democratico – ancora alle prese con la “guerra dei due capigruppo” – impossibile rintracciare al telefono Gianni D’Avola, mentre Nino Vullo riconosce il significato politico del voto referendario: “La città aveva e ha bisogno di risposte, l’amministrazione Bianco ripone la propria fiducia sull’apertura di alcuni cantieri. Un errore questa consultazione, quando i problemi sono altri. E’ come se volessi parlare di nouvelle cousine a qualcuno che non mangia da quindici giorni! Nei quartieri popolari, dalle urne è emerso ancora più forte il disagio. Se fossi il sindaco, presterei innanzitutto attenzione a questo dato”.
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