Nell’arco di tre anni, fra il 2014 e il 2017, avrebbe frodato 750 mila euro ai suoi clienti, assistiti in cause di lavoro. Questo denaro sarebbe finito su conti a lui intestati scambiando illecitamente assegni non trasferibili intestati proprio ai clienti, poi se ne sarebbero perse le tracce attarverso una serie di bonifici fatti a familiari e, in ultima analisi, a fondi di ivnestimento per acquistare prodotti finanziari.

Con le accuse di truffa aggravata e autoriciclaggio la Guardia di Finanza di Catania ha arrestato l’avvocato fabio Gaetano Cavallaro. e sequestrato il suo patrimonio fino al valore dei 750 mila euro che sarebbero stati frodati.

Le indagini, coordinate dalla procura di Catania, avrebbero permesso di accertare che l’avvocato giuslavorista dopo aver vinto una causa di lavoro otteneva, dalle società soccombenti, l’emissione non di uno ma di numerosi assegni  non trasferibili intestati al cliente ma dopo tratteneva arbitrariamente per se la parte più consistente di questi rimborsi consegnando al lavoratore/cliente solo la quota di risarcimento che riteneva di attribuirgli a prescindere dalla sentenza. Gli assegni venivano poi versati nei conti personali e il denaro frodato seguiva l’iter per l’autoriciclaggio.

Molti dei clienti frodati erano del tutto ignari dell’accaduto, fidandosi del loro avvocato, erano convinti di aver ricevuto quanto dovuto senza domandarsi quale fosse realmente il risarcimento stabilito dal giudice e quale la giusta parcella spettante al legale.

Le presunte vittime sarebbero una trentina di ex dipendenti di Catania Multiservizi spa, che nel 2011 aveva avviato licenziamenti collettivi per 180 dipendenti, che avevano fatto causa alla società partecipata dal Comune.

Il legale, secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, approfittando della procura speciale rilasciata dal cliente e della domiciliazione nel suo studio per le comunicazioni giudiziarie rendeva noto ai suoi assistiti soltanto quello che gli era utile.

Così dopo avere vinto la causa, ottenendo il reintegro del dipendente e il risarcimento di cinque mesi di stipendio e  dei contributi, incassava gli oneri e i diritti liquidati dal giudice, versando i soldi in conti bancari non intestati a lui.

Se un cliente gli contestava l’incasso delle somme a lui destinate l’avvocato, sostiene la Procura di Catania, emetteva ‘ex post’, cioè successivamente, fatture professionali di analogo importo, sostenendo che aveva preso i soldi a saldo o a parziale pagamento del suo onorario. Cavallaro, ricostruiscono le Fiamme gialle del Gruppo di Catania, riusciva a cambiare gli assegni ‘non trasferibili’ intestati ai clienti grazie alla sua qualità di procuratore speciale che la banca interpretava come estensibile all’incasso del titolo.

Le indagini sono state avviate dalla denuncia di un cliente dell’avvocato che aveva ricevuto dal suo istituto di credito la segnalazione dell’erogazione, nel 2014, di 9mila euro, mai da lui incassati, scoprendo l’intervento del suo legale nell’operazione. Nell’inchiesta entra anche una causa di lavoro contro la curatela di un fallimento di una farmacia.