Nome di battaglia Capitano Morello, partigiano combattente ufficiale del Gruppo Patrioti Ossola. All’anagrafe, invece, era Giuseppe Burtone, nato a Militello Val di Catania nel 1920 e padre di quel Giovanni, deputato del Pd e promotore del sì al referendum. Così nel giorno nel settantesimo anniversario della nostra Repubblica, il parlamentare etneo ricordando la figura del padre, commenta le accese polemiche sul referendum costituzionale del prossimo ottobre.
“Penso che si debbano abbassare i toni-esordisce Burtone- Il referendum si farà ad ottobre e se si parte con questa spinta così polemica ci saranno lacerazioni nel Paese ed invece noi dobbiamo governare le nostre comunità che sono in grandi difficoltà”.
Secondo l’esponente Dem “la polemica, poi, credo vada ridimensionata: la Boschi non ha parlato di partigiani veri che direbbero sì, o partigiani finti che direbbero no al referendum. Il ministro ha detto che l’Anpi è ormai una associazione ampia in cui non ci sono solo partigiani. Lei, dal suo punto di vista, pensando di aver fatto una buona riforma,-esordisce- sottolinea che i partigiani ‘veri’ voterebbero sì”.
“Io penso – continua Burtone- che la riforma sia seria. La politica, oggi, ha bisogno di riacquisire forza rispetto alle spinte dell’economia e siamo chiamati in questa fase a dare risposte veloci. La riforma, in questo senso, ha questo obiettivo: una democrazia moderna che sappia e abbia la capacità di decidere. Ricordo comunque che la prima parte della costituzione non viene toccata e poi l’equilibrio democratico, la struttura di libertà sono assolutamente presenti e non vengono minimamente messi in discussione”.
Parlando del padre partigiano e su come quest’ultimo avrebbe votato al referendum, Giovanni Burtone dice quasi commosso: “conoscevo molto bene mio padre con il quale avevo un legame non solo come figlio ma anche come amico. So cosa per lui abbia rappresentato la resistenza e la battaglia politica. Era un uomo che sentiva le istituzioni democratiche. Non interpreto il sì o il no di mio padre,ci mancherebbe. Quando parlava di resistenza con i giovani quando lo invitavano nelle aule scolastiche o nelle assemblee studentesche per il 25 aprile, diceva cose significative: ‘Noi abbiamo combattuto nelle montagne per liberare la nostra patria dal nazismo e dallo straniero. Volevamo uno Stato libero, una Italia libera, volevamo superare la dittatura e con la resistenza volevamo affermare una Italia più giusta’”.
“Io penso -conclude il deputato- che l’obiettivo che ci siamo posti in questi mesi sia quello di riformare la costituzione e nel contempo lavorare per il Paese. Credo che le riforme vadano nella direzione di un Paese più giusto. Non è facile, non è uno slogan, lo dico con sobrietà, ma è un impegno che dobbiamo mantenere soprattutto per il futuro”.
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