Il Regno Unito avrà due anni per mettere a punto l’uscita dall’Europa decisa dai sudditi di Sua Maestà nel referendum di ieri.

Tanti ne prevede l’articolo 50 del trattato sull’Unione europea in cui si specifica che “ogni Stato membro può decidere di recedere dall’Unione conformemente alle proprie norme costituzionali”.

Tanti ne avranno anche i nostri corregionali che vivono in Gran Bretagna per capire come e se cambierà la loro vita. Ma questo è un passo che in pochi riescono a definire.

Di fatto, fino a ieri, i siciliani nel Regno Unito si sentivano a casa come un qualsiasi altro cittadino in possesso di un passaporto europeo, ma la Brexit riscrive questa condizione.

Certo è più avvantaggiato chi già paga le tasse in Gran Bretagna da più di cinque anni che può richiedere (ma molti lo hanno già fatto) la cittadinanza e un permesso di residenza. La strada si complica per quei giovani, cresciti col mito di Londra grazie alle esperienze dei loro fratelli maggiori, che non potranno più trovare una sistemazione provvisoria e mettersi a cercare un lavoro. Insomma il rischio di fare un balzo indietro di qualche decennio c’è tutto, ma occorrerà aspettare il negoziato d’uscita fra Unione europea e Regno Unito per capire cosa accadrà.

“Non ho la palla di cristallo, ma dove si andrà a parare non si sa. L’uscita potrebbe essere gestita in modo eccellente, senza provocare troppi guai, ma c’è anche il rischio che le cose vadano molto molto male. E’ un range vastissimo”, dice Giuseppe Ursino, amministratore delegato di JO, che fa si divide fra la Sicilia e la Gran Bretagna facendo affari nel settore delle app.

L’imprenditore catanese stamani ha chiamato i proprio collaboratori in Uk, innanzitutto per rassicurarli, poi è partito l’ordine di scuderia al marketing “da oggi tutto bilingue: italiano ed inglese, perché noi abbiamo insito il bello-buono, loro rappresentano certamente un mercato importante ed una delle centrali finanziarie del mondo (Londra ndr)”.

Secondo alcuni analisti il successo della Brexit è una conseguenza degli effetti della globalizzazione: “Non proprio – dice Ursino – semmai di alcune procedure burocratiche europee. Vede, la globalizzazione è il risultato del mondo veloce, certo vai a mangiare i pomodori e magari non sai dove sono stati coltivati, ma è l’effetto della modernità. E’ impossibile stravolgere il concetto di mondo globale e chi non lo comprende ne rimane schiacciato”.

Come giustifica il risultato della Brexit?

“Gli inglesi per certe cose sono come noi. C’è una generazione europea, cioè i giovani cresciuti con la libertà di questa consapevolezza, e gli anziani che ricordano i tempi in cui compravano facilmente la prima casa. Questi ultimi, come in Italia, sono la maggioranza ed hanno determinato la vittoria del referendum in Uk. Tutto qua”.

Immaginare i cambiamenti, quindi, è difficile anche nella velocissima Gran Bretagna?

“Credo che complessivamente la classe dirigente europea stia mostrando miopia, ma è altrettanto vero – ed è il caso dell’Italia – che i cambiamenti radicali per i quali occorrono trent’anni non possono essere digeriti in un pochi mesi. Purtroppo è così”.

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