Arrivati in Libia dai loro paesi d’origine sono stati trasferiti in una ‘connection house’ nella zona di Tripoli, sorvegliati dai trafficanti armati e poi trasferiti sulle spiagge per essere imbarcati sui gommoni.
E’ il racconto che gli 841 migranti sbarcati a Catania giovedì mattina hanno fatto agli investigatori della squadra Mobile e della Finanza. A bordo della nave militare spagnola ‘Reina Sofia’ c’era anche un cadavere.
I migranti (545 uomini, 135 donne, 161 minori) provenienti da Nigeria, Gambia, Ghana, Bangladesh, Costa d’Avorio, Camerun, Marocco, Sudan, Senegal, Mali, Guinea, Egitto e dalla Stessa Libia sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia in otto diverse operazioni di salvataggio.
Per lo sbarco sono sei gli ‘scafisti’ fermati: tre nati in Libia, uno in Gambia, due in Senegal tra cui un minorenne.
Già durante la notte in cui la nave faceva rotta verso il Porto di Catania, gli investigatori hanno raggiunto la ‘Reina Sofia’ e hanno avviato, con la collaborazione degli interpreti, le indagini per individuare gli ‘scafisti’, poi proseguite a terra, durante le operazioni di sbarco.
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