Il colpo di scena arriva alla prima dell’udienza preliminare. A sorpresa la clinica Gibiino si costituisce parte civile contro i propri medici, gli stessi che la procura di Catania indica come i responsabili della morte della piccola Nicole deceduta il 12 febbraio del 2015 subito dopo la nascita nella clinica Gibiino, mentre era in corso il trasferimento in ambulanza in un ospedale di Ragusa.

La volontà adesso è chiara: i proprietari chiedono di conoscere tutti i particolari di quella tragica notte. E lo fanno innanzi tutto per tutelare il nome della clinica come ha spiegato l’avvocato Tommaso Tamburino che stamattina ha presentato la richiesta di costituzione di parte civile al gup Alessandro Ricciardolo che deciderà il prossimo 4 maggio: “La casa di cura ha subito un evidente danno all’immagine: dalle indagini è emerso che è stata danneggiata, vittima e parte offesa. Anche perché è emerso chiaro che la struttura sanitaria non avesse delle deficienze  strutturali”.

Richiesta di parte civile anche per i genitori, nonni, i bisnonni e zii della neonatabambina, l’associazione di consumatori Codacons. I legali dei familiari di Nicole, gli avvocati Michele Ragonese e Mary Chiaromonte, hanno annunciato che citeranno in giudizio la clinica.

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La procura di Catania, chiusa la fase delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque medici. Tra questi spiccano i nomi dell’anestesista Giovanni Gibino, nipote del proprietario, e del direttore sanitario Danielo Audibert accusato di Favoreggiamento personale. Per gli altri il reato così come per Giovanni Gibiino, è quello di omicidio colposo e sono la ginecologa Maria Ausilia Palermo, il neonatologo Antonio Di Pasquale e infine l’ostetrica Valentina Spanò che deve rispondere di false attestazioni.

L’inchiesta era nata dopo la denuncia dei genitori della piccola, Andrea Di Pietro e Tania Laura Egitto, che nel procedimento sono parte offesa e che lo scorso otto gennaio hanno avuto una figlia, che  hanno chiamato Victoria Maria.  Del caso si è occupato anche il ministero della salute, con l’invio di ispettori e di carabinieri del Nas. Accertamenti vennero svolti anche dall’assessorato regionale.

L’accusa contesta alla ginecologa Maria Ausilia Palermo, al neonatologo Antonio Di Pasquale e all’anestesista Giovanni Gibiino l’omicidio colposo per aver ‘cagionato il decesso della neonata per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia’.

La morte – secondo la procura – sarebbe sopravvenuta per ‘arresto irreversibile delle funzioni vitali consecutivo a grave sofferenza acuta fetale’. Specificatamente la ginecologa avrebbe ‘effettuato un monitoraggio inadeguato della partoriente nella fase di travaglio e non avvedendosi di una sofferenza fetale in atto, ometteva colposamente di intervenire chirurgicamente con un parto cesareo’.

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Dopo la nascita di Nicole, ricostruisce gli investigatori, il neonatologo e l’anestesista avrebbero eseguito ‘manovre rianimatorie inadeguate, aggravando così la sofferenza respiratoria della neonata, procedendo tardivamente all’intubazione della piccola, dopo 20 minuti, e non eseguendo un accesso venoso’.

Ai tre medici viene contestato anche il reato di falso ideologico per ‘attestazioni nella cartella neonatale di Di Pasquale e di Gibiino in ordine agli interventi rianimatori praticati e alle condizioni di salute della bambina immediatamente dopo la nascita, con l’annotazione di valori incompatibili con le reali condizioni di salute della neonata e della ginecologa Palermo e dell’ostetrica Valentina Spanò nella scheda di travaglio della partoriente, che riporta un valore del battito cardiaco del feto’.

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A Danilo Audibert, all’epoca direttore sanitario, la Procura contesta il favoreggiamento personale “sulla presenza in sala parto del kit di emergenza neonatale”. Alla ginecologa Palermo sono contestate lesioni personali colpose nei confronti di Tania Laura Egitto, madre di Nicole, per “la mancata rimozione di una garza durante le fasi di applicazione dei punti di sutura post partum, con conseguente insorgenza di un’infezione protrattasi per 13 giorni fino alla definitiva rimozione del corpo estraneo, avvenuta al pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro di Catania”.

Le indagini sono state coordinate dai sostituti Alessandra Tasciotti e Angelo Brugaletta.

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