Salvare una cattedrale nel deserto o salvare lo sport? La domanda sorge spontanea. E se la pongono in tanto. Catania soffre e lo sport catanese non è da meno, tra società che spariscono e impianti vetusti e, non di rado, inagibili.

Una situazione che peggiora di giorno in giorno e anche le scelte dell’amministrazione, in questo senso, sono francamente discutibili e non trovano parere positivo tra chi lo sport lo pratica.

Si ritorna così alla domanda iniziale: la cattedrale nel deserto a cui il quesito fa riferimento è il PalaNesima, simbolo incontrastato dello spreco di denaro pubblico perpetrato negli ultimi 30 anni.

Un impianto pressoché inutile, inaugurato e utilizzato due volte: per i Mondiali militari del 2003 e per la rappresentazione di Notre dame de Paris. Poi il nulla: il PalaNesima è diventato l’oggetto del desiderio dei “migliori” vandali catanesi che lo hanno completamente devastato.

Oggi è un impianto che non va ristrutturato, ma completamente ricostruito. Ed ecco che la soluzione arriva dal Patto per Catania firmato sabato scorso da Renzi e Bianco: tra i 740 milioni di euro spendibili fino al 2020 per l’area metropolitana di Catania, addirittura 6 sono stanziati per la riqualificazione del PalaNesima, 106 mila euro già previsti nell’impatto finanziario 2016-2017.

Nel frattempo lo sport di vertice a Catania rischia di sparire a causa delle difficoltà economiche innescate dalla crisi. Ed ecco che siamo costretti a tornare all’interrogativo iniziale.

E’ meglio salvare una cattedrale nel deserto o lo sport o meglio gli altri impianti sportivi? Gli addetti ai lavori non hanno dubbi a cominciare dal numero 2 dello sport siciliano, Sergio Parisi, vice presidente del Coni regionale e presidente siciliano della Federazione nuoto: “Posso dire che non si tratta di una scelta condivisa con il mondo dello sport e soprattutto con le istituzioni sportive – spiega  – .Inutile ricordare le condizioni in cui versano gli impianti catanesi. Preferisco andare oltre. Dopo aver ripristinato il PalaNesima a chi affidare la gestione? Ma soprattutto cosa farne?”

Il concetto è chiaro. Catania ha bisogno di un altro imponente palazzetto oltre al PalaCatania? Per il mondo dello sport, purtroppo, no.

Si perché le società che dovrebbero usufruirne navigano nelle serie minori e non hanno un seguito di pubblico tale da poter gremire una struttura così grande.

“Fin da quando è stato costruito – continua Sergio Parisi – mi sono chiesto a cosa dovesse servire il PalaNesima e devo dire che ho anche consigliato all’amministrazione Bianco di gestire in modo diverso i fondi”.

E in realtà questi 6 milioni sarebbero serviti e come per ripristinare tutti gli altri impianti catanesi. Non fa sconti il presidente del consorzio Catania al Vertice, Nello Russo: “Ecco come dilapidare il denaro pubblico. Con sei milioni si possono sistemare gli impianti di tutta la Sicilia, non solo di Catania. E’ una porcheria. A Catania gli impianti cadono a pezzi. Con una spesa decisamente inferiore si possono sistemare la piscina di Nesima o il PalaGalermo, solo per fare un esempio”.

La fotografia della cittadella dello sport di Nesima è inesorabile: a parte il palazzetto, la piscina cade a pezzi e il campo di calcio è inagibile.

Vicenda che meriterebbe un approfondimento a parte, se è vero che la città di Catania, oltre allo stadio Massimino, non ha un campo di calcio omologato per il campionato di Eccellenza e le altre squadre etnee sono costrette a emigrare in provincia ( Atletico Catania a Misterbianco, San Pio X a Mascalucia ).

Ma non solo: il PalaGalermo è stato devastato dai vandali;  lo stadio ‘Paolone’ di rugby e molti degli altri impianti sono vetusti e fatiscenti. Si dirà che questa è un’altra storia. Triste. Purtroppo.

Così come la domanda, che resta la stessa: salvare o meno l’incompiuta PalaNesima?

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