In Sicilia il primo obiettore di coscienza sulle unioni civili è il vicesindaco leghista di Mascalucia Fabio Cantarella, importante centro di circa 33mila anime in provincia di Catania.

L’esponente dell’amministrazione comunale, che celebra decine di matrimoni civili l’anno, come altri colleghi del resto d’Italia ritiene la questione rientri nell’ambito della coscienza per l’appunto.

“A differenza del matrimonio civile, l’istituto dell’unione civile – commenta Fabio Cantarella che di professione fa l’avvocato – non prevede l’obbligo di fedeltà. La mia coscienza m’impone di celebrare rapporti che almeno in partenza, nelle intenzioni iniziali, debbano avere un’esclusività reciproca. Per carità – aggiunge l’unico vicesindaco di Matteo Salvini in Sicilia- l’amore può finire e la fedeltà, come spesso accade, essere tradita, però non posso accettare che l’unione possa essere moralmente viziata prima ancora di nascere”.

Secondo Fabio Cantarella, nella norma che introduce le unioni civili si potrebbe ravvisare una sorta di penalizzazione verso chi sceglie la via del matrimonio: “Chi rimane nel solco della tradizione – conclude Fabio Cantarella – ai sensi dell’art. 143 del Codice civile, oltre all’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione, è tenuto all’obbligo di fedeltà“.

In una nota il vicesindaco di Mascalucia argomenta in punta di diritto precisando che “sull’obbligo di fedeltà è infatti possibile fondare un’eventuale richiesta di addebito nella separazione con conseguenze prevalentemente di carattere patrimoniale. Peraltro la giurisprudenza ormai da tempo interpreta il concetto di “fedeltà” in modo più ampio, simile a quello di “lealtà”.

“L’obbligo della fedeltà – precisa ancora Cantarella – non significa semplicemente “astensione da relazioni extraconiugali” ma impegno a non tradire “la reciproca fiducia ovvero a non tradire il rapporto di dedizione fisica e spirituale tra i coniugi, che dura quanto dura il matrimonio”.