A margine della convention di Conad Sicilia dopo la fusione delle due cooperative, Pietro Piro, presidente regionale Legacoop fa il punto sullo stato dell’economia siciliana, della cooperazione e sul futuro dell’Aci Sicilia, nata nel 2014, l’Alleanza regionale delle Cooperative Italiane, costituita dalle tre maggiori centrali: Agci, Confcooperative e Legacoop.
Qual è lo stato di salute dell’economia siciliana e il ruolo della cooperazione?
“Purtroppo non è dei migliori perché l’occupazione non cresce, il reddito pro capite se vogliamo essere generosi è attestato sui livelli di 5-10 anni fa e quindi si ha una perdita del potere d’acquisto. Dal punto di vista delle risorse, quelle che produceva la Sicilia in termini di Pil non stanno andando bene ed è necessario utilizzare tutte le risorse che si possono recuperare per l’economia siciliana e metterle al servizio della società. Mi riferisco ai fondi comunitari dove si apprezzano le dichiarazioni che vengono fatte, ma alle dichiarazioni occorre fare seguire i fatti e quindi questi soldi dell’Ue devono essere utilizzati al 100 per cento e non restituirli o non riuscire a rendicontarli come troppo spesso si legge sui giornali”.
L’Aci cos’è e cosa sarà?
“E’ un progetto che sta diventando realtà. Dal primo gennaio 2017 avremo l’Aci nazionale. Aci Sicilia ha dentro Agci, Lega e Confcooperative significa che non appena Roma e le altre due centrali partiranno si avrà un unico soggetto. Un progetto di grande unità che dovrà dare più immagine, più forza, più rappresentatività a tutte le cooperative che sono associate”.
In Sicilia cosa accadrà?
“Daremo corpo all’Aci Sicilia con un percorso che spero sia facilitato da un’azione di costruzione di tutte e tre le coop centrali. Ma tenendo ben presente il fatto che l’Aci non è solo l’unione di tre sigle o l’unione dei gruppi dirigenti, ma è soprattutto e dovrà essere la messa insieme di tutte le cooperative dell’Isola: quasi 4500 imprese”.
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