Numeri ‘gonfiati’ di presenze di migranti al Cara di Mineo, per far lievitare i compensi alle ditte che svolgono i servizi all’interno del centro. Tutto questo, per quattro anni, dal 2012 al 2016, per l’ammontare di un milione di euro.

E’ quanto accertato da un’inchiesta della procura di Caltagirone, nata da una costola di “Mafia Capitale” che ha emesso sei avvisi di garanzia nei confronti di dirigenti e impiegati in cui si ipotizzano i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione Europea.

E’ stata l’analisi della contabilità, relativa alle presenze giornaliere dei migranti ospiti del Cara ed in particolare quella destinata alla liquidazione delle somme spettanti all’“ente gestore”, secondo quanto si apprende in ambienti giudiziari, ad evidenziare la corresponsione di importi superiori a quelli dovuti.

Agenti della Squadra mobile di Catania e del commissariato di Caltagirone, guidati dal questore Marcello Cardona, stanno eseguendo un decreto di perquisizione e di sequestro.

Il provvedimento della procura calatina scaturisce dagli esiti delle investigazioni della polizia allo scopo di accertare presunti illeciti nella gara d’appalto, indetta il 24 aprile del 2014 per un importo stratosferico di quasi 97 milioni di euro per la gestione triennale dei servizi del Cara, Gara che fu ritenuta illegittima dall’Autorità Nazionale Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone il 15 febbraio del 2015.

Le perquisizioni nelle società che hanno sede in tutto il territorio nazionale sono state fatte: a Mineo, Catania, Palermo, Ragusa, Roma e Matera. 

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