Il trionfo degli studi della genetica, applicata alla biologia molecolare forense. Ha un tocco da telefilm americano l’operazione della squadra mobile della questura che ha trascinato in carcere due pregiudicati etnei Alfredo Ferrera di 34 anni e Balahassen Hanchi, un tunisinoi naturalizzato italiano di 44, tutti e due con precedenti penali, Balahassen addirittura già in carcere per altri reati.
Sono accusati di avere compiuto, lo scorso 10 agosto. assieme ad altri personaggi in via di identificazione una rapina ai danni di una società di spedizioni con sede nella zona industriale di Catania, nonché di ricettazione di un’autovettura. Bottino del colpo 64 mila euro, denaro contenuto in un cassaforte, della quale i banditi si fecero consegnare le chiavi minacciando gli impiegati. Ad incastrare i due non solo le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso della ditta di trasporti, ma le indagini molecolari su Dna ritrovato nell’auto utilizzata dalla banda per compiere il colpo e poi abbandonata in viale Kennedy. In particolare gli investigatori della polizia scientifica si soffermarono su alcuni guanti in lattice utilizzati dai banditi e su due ‘scaldacollo’ sui quali venne scoperto del Dna che, tramite ricerca in banca dati, ha permesso di identificare Ferrara e Hanchi. E’ stato grazie al profilo genetico che la polizia ha individuato e arrestato i due. Hanchi è stato raggiunto in carcere dove stava scontando la carcerazione preventiva per stupefacenti riguardo l’operazione ‘Penelope’ dello scorso gennaio contro il clan cappello-Bonaccorsi.
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