“C’è un’ultima sentenza – dice il giudice al cancelliere – che io avevo depositato favorevolmente. Quando arrivi, se non l’hai ancora caricata, ci dici ‘blocca questa, mettigliela da parte, tornagliela…'”.
Quando il cancelliere gli risponde che “già era caricata”, il giudice gli impartisce altre indicazioni: “Ci dici – afferma intercettato dalla Guardia di Finanza – ‘ce n’era una sbagliata, il dottor Impallomeni mi ha detto di tenerla ferma perché la deve sistemare.. Sono stato indeciso fino all’ultimo di depositarla… io gliela facevo di condanna, che mi interessava, alla fine se li possono pagare quattro lire…”.
E’ questa l’intercettazione agli atti dell’inchiesta che ha portato dritto in carcere il giudice Filippo Impallomeni, presidente dell’VIII sezione della commissione tributaria di Catania.
Al giudice viene contestato l’uso in comodato gratuito di un’automobile in cambio di una sentenza favorevole, con l’annullamento di un accertamento da oltre 80 mila euro della Agenzia delle Entrate, e altre due con tempi veloci: 4 mesi per rimborsi da 800mila euro per il sisma del 1990.
Le porte del carcere si son aperte anche per l’imprenditore Giuseppe Virlinzi, 77 anni, fratello del noto costruttore e finanziere Ennio, estraneo all’inchiesta.
A tutti e due la procura contesta la corruzione in atti giudiziari. Lo stesso provvedimento, emesso dal Gip Marina Rizza, è stato eseguito da militari delle Fiamme gialle nei confronti di Giovanni Antonio La Rocca, di 76 anni, e Agostino Micalizio, 47 anni, rispettivamente, storico commercialista e direttore commerciale della ‘Virauto Spa’, società che avrebbe usufruito di un”accelerazione’ nella sentenza.
Un quinto indagato, un cancelliere di 62 anni, Antonino Toscano, è stato posto agli arresti domiciliari per favoreggiamento aggravato.
Per la procura l’inchiesta, “non è finita, ed è una costola di un fascicolo più ampio”, tanto che ad indagare è il gco della guardia di finanza.
Per il pM Tiziana Laudani sarebbe stato decisivo il ruolo del Giudice Impallomeni che con contatti con il commercialista La Rocca e rivestendo sempre il ruolo di Presidente, relatore ed estensore delle relative sentenze – provvedeva ad accogliere i ricorsi presentati dalle società, garantendo in tal modo l’annullamento di accertamenti fiscali.
I fari della Procura si sono accesi sulla liquidazione della Golden Car, azienda del gruppo, con un sentenza che, nel merito, l’accusa ritiene fosse del tutto illegittima in quanto basata su presupposti falsi, e i tempi ristrettissimi su due sentenze di accoglimento dei ricorsi riconducibili al gruppo Virlinzi.
A fronte di tale “disponibilità”, sottolineano dalla Guardia di Finanza, il Giudice aveva disposizione gratuita diverse autovetture, per le quali la concessionaria della famiglia Virlinzi si faceva carico dei costi di manutenzione, assicurazione e di riparazione in caso di guasti e incidenti. Per almeno 5 anni, esponendo sul cruscotto mentre la usava il tagliando della Commissione Tributaria.
Quando le Fiamme gialle, con il comando provinciale e il Gico, avviano controlli aperti sulla Virauto e sulle sentenze del giudice, anche in maniera ‘scoperta’, scattano le intercettazioni ambientali.
Dagli ascolti emergerebbe un tentativo di Impallomeni di cambiarne una pro Virlinzi.
br-far
Commenta con Facebook