La definisce una storia da precaria, una vita da insegnante passata alla ricerca di una sicurezza professionale ed economica che forse, adesso, non arriverà mai. Da quest’anno è disoccupata.
Quella di Onia Nicolosi, insegnante della Gae (la graduatoria ad esaurimento) per l’infanzia è solo una delle tante storie che dopo la riforma della Buona Scuola, voluta dal Governo Renzi, si sentono sempre raccontare più spesso.
Qual è oggi la sua situazione?
“La mia storia rispecchia quella di molte mie colleghe che come me, da decenni oramai, lavorano con impegno e passione con i bambini, all’insegna della precarietà. Da quest’anno, mi ritrovo disoccupata e con pochissime prospettive per il futuro. Questo è il mio ventesimo anno da precaria, la mia vita professionale è stata ricca di esperienze. Mi sono abilitata dopo il concorso del 1999, poi mi sono iscritta all’università in Scienze dell’Educazione. Nel 2001 ho deciso di andare a lavorare a Brescia, dove ho fatto esperienza e ho maturato un buon punteggio che mi ha permesso, dopo sei anni d’immensi sacrifici, di ritornare a Catania e di poter lavorare con le supplenze, già questo, all’epoca mi sembrava straordinario. Non mi sono mai tirata indietro. Ma adesso confesso che dopo gli ultimi avvenimenti sono un po’ demoralizzata anche se la voglia di lottare per ciò che mi spetta di diritto, ossia la stabilizzazione, non è mai venuta meno”.
Anche lei per anni è stata impiegata al Nord Italia?
“Sì. Ed è stato essenziale per la mia professionalità, è lì che si è venuta formando la mia identità d’insegnante. Le rinunce sono state tantissime e mi sono dovuta adattare ad un ambiente ostile sotto molti punti di vista, dal clima, alla gente diffidente e piena di pregiudizi, ma con il lavoro ho sempre abbattuto questi muri e il più delle volte ho creato rapporti d’amicizia che resistono tuttora nonostante il tempo passato e la distanza”.
Poi il rientro in Sicilia. “Poi sono tornata a casa dopo l’ennesima legge del cavolo ed ero felice perché finalmente ero a Catania: il mare, il sole, la mia famiglia, gli amici. Tutto era carico di aspettative, poi sono arrivati i primi tagli alla scuola primaria e la maggior parte dei docenti per non essere perdenti posto chiedevano il passaggio alla scuola dell’infanzia, così per circa due anni non ho più lavorato. Rimanevo a casa, con un senso d’impotenza che mi deprimeva,ero già quasi quarantenne e dopo una vita di sacrifici ero ancora mantenuta dai miei genitori, mi sentivo del tutto inutile e impossibilitata a programmare anche un solo anno della mia vita futura. Questa sensazione di precarietà mi accompagna tuttora, sensazione devastante che ha condizionato buona parte delle mie scelte. Ho fatto tutti i corsi di perfezionamento possibili, per intenderci quelli a pagamento che ti davano la possibilità del punteggio per un massimo di 10. Li abbiamo fatti tutte, io e le mie colleghe, con l’unico scopo di far arricchire le università telematiche che li proponevano. Anno dopo anno si aspetta, sperando di riuscire ad ottenere un incarico che possa farti stare serena, quanto meno fino al 30 Giugno, dopo si ricomincia con la solita trafila per richiedere la disoccupazione che non arriva mai quando ti serve, bensì mesi dopo, quando probabilmente hai già ricominciato a lavorare”.
“Fino a quest’estate ero relativamente tranquilla, poiché con il mio punteggio, ero certa di riuscire a lavorare con l’incarico annuale, adesso, invece non sarà più così per me e per centinaia di colleghe che grazie all’accordo tra i sindacati (Cisl, Uil, Cgil, Gilda, Snals ) che ci hanno vendute e l’ufficio scolastico regionale rimarremo senza lavoro e da domani in poi, noi tutte, ogni mattina, dovremo aspettare che squilli il telefono e sperare che dall’altra parte ci sia una scuola che abbia bisogno di una supplente per qualche giorno, sempre che chiamino, perché in regime di austerity, non è detto che accada”.
Fortunatamente non sono sposata e non ho figli, quindi il problema dell’essere disoccupata riguarda me sola, ma sono a conoscenza di molte mie colleghe che hanno famiglia e spesso, il loro lavoro è l’unica fonte di reddito”.
Insegnanti di ruolo ancora da utilizzare, insegnanti di sostegno ancora senza nomina, alunni disabili che non possono essere seguiti. La Buona Scuola è un calvario organizzativo?
“Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, complici i continui proclami del Governo che continua a minimizzare gli effetti devastanti che questa riforma ha avuto sulla scuola Italiana, la legge 107/2015 è riuscita in un’impresa impossibile, ossia: scontentare tutti.
Era mai accaduto che a ottobre la scuola fosse ancora un ‘cantiere aperto’?
“Dopo quasi un mese dall’inizio dell’anno scolastico il caos regna sovrano nelle scuole di ogni ordine e grado, dal Nord al Sud”.
Per chi non è nell’ambiente, la ‘catastrofe’, la professoressa Onia Nicolosi, la riassume così.
“Un piano assunzionale che, di fatto, non ha tenuto conto delle esigenze di migliaia di famiglie, favorendo un’immigrazione di massa verso le provincie centro- settentrionali, che non è mai stata frutto di una scelta libera. Il tutto affidato ad una sorta di algoritmo, il più delle volte impazzito, che ha evidenziato le falle del sistema”.
“Centinaia di docenti neo immessi in ruolo ai quali è stato permesso di chiedere assegnazione provvisoria al sud, nonostante il vincolo triennale e pur in assenza di cattedre libere; conseguenza di tale scelta scellerata, moltissime classi, al momento risultano senza insegnanti , pertanto si aspetta da giorni l’arrivo delle supplenti che però non ci sono in quanto le graduatorie, al Centro-Nord, sono esaurite. Si presenta, quindi il problema di come reclutare altro personale docente a tempo determinato. Come si può evincere, la “supplentite” che il governo aveva garantito di eliminare, non solo non è finita ma è più che mai presente”.
Insegnanti, precari storici inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (GaE) che da decenni, con il loro impegno assicurano il buon funzionamento della scuola, che adesso sono senza lavoro poichè, gli incarichi in deroga su sostegno e non solo,che prima venivano dati a loro, sono andati, invece, alle cosiddette “deportate”, che poi , ad onor del vero, deportate non sono, visto che hanno scelto liberamente di fare domanda per essere stabilizzate, come prevedeva il piano straordinario d’assunzioni della buona scuola, consapevoli che ciò li avrebbe portati quasi sicuramente lontano da casa, innescando così, l’ennesima guerra tra poveri”.
“Gli alunni, sono quelli che, più di tutti, stanno pagando le conseguenze di una riforma vergognosa, difatti, il più delle volte, per mancanza di personale docente, sono costretti a vedersi diminuire le ore di lezione, oppure vengono concentrati in una sola classe con buona pace della didattica e dell’apprendimento”.
“I bambini diversamente abili che hanno diritto, per legge, ad avere degli insegnanti di sostegno specializzati o quanto meno preparati per aver fatto tale esperienza per diversi anni, che invece vengono invitati a rimanere a casa perchè a tutt’oggi non sono ancora state fatte le nomine e quando finalmente saranno completate tutte le operazioni, si troveranno in sezione un insegnate di sostegno non specializzato e per giunta con nessuna esperienza in merito”.
“La scuola dell’infanzia, che come sempre accade, viene dimenticata da tutti, tant’è che è stata l’unica a non essere entrata nel piano straordinario d’assunzioni della Buona Scuola e migliaia di docenti aspettano da tempo una stabilizzazione che chissà quando arriverà”.
L’idea del Preside “sceriffo” che, qua e là, comincia a sortire gli effetti negativi già ampiamente preventivati prima che entrasse in vigore la legge”.
Oggi, Onia e le altre colleghe, manifesteranno davanti alla sede dell’ ufficio scolastico provinciale di Catania, contro la legge 107/2015 che ha dato il colpo di grazia ad una scuola già abbondantemente provata nel corso degli ultimi anni.
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