Alla fine la domanda che si sono posti in tanti è stata quasi un tormentone: e ora? Già perché c’era così tanta curiosità su StraCatania, l’evento promosso dagli scrittorio Pietrangelo Buttafuoco e Ottavio Cappellani , che al termine ci si è chiesti cosa avverrà dopo.

Perché sul palco del Sal di Catania i due intellettuali hanno sciorinato una serie di mancanze, guai e negligenze locali e regionali note ai più, ma hanno rimarcato un concetto che è stato quasi un mantra: perché Catania non può essere come Mantova? Come una delle tante città grandi quanto il capoluogo etneo?

La proposta arriva nella risposta che Buttafuoco e Cappellani consegnano a facebook, quando l’evento è finito da un pezzo e gli interrogativi rimbombano ancora nella mente di chi c’era.

A proposito “la città che cercavamo è arrivata”, hanno detto i due intellettuali, così in queste righe vi risparmiamo la litania del celo-manca riassumendola – un po’ forzatamente – in tre macro aree: quelli che non se lo sarebbero perso mai perché era un evento entrato nell’agenda della mondanità cittadina (quindi era giusto esserci), quelli sbranati dalla curiosità di sapere se Cappellani e Buttafuoco avessero annunciato ‘la discesa in campo’, ma soprattutto quelli che erano amici di Enzo Bianco e quelli che non lo sono stati mai.

“StraCatania – dicono nel messaggio – diventerà un marchio ben preciso attraverso una pagina (facebook ndr) in cui vogliamo provocare tutto ciò che è utile, positivo, bello e soprattutto creare le occasioni” per la città e diffusamente per la Sicilia.

Gli scrittori, commentando la serata, dicono che “i politici presenti e assenti, perché se lo sono fatti raccontare, sono rimasti delusi, perché non abbiamo fatto la lista” (cioè la famosa discesa in campo?), ma i due anche a questo hanno una risposta: “Non si fa perché io (Buttafuoco ndr) non sono manco democratico… io (Cappellani ndr) sono anarchico-imperialista quindi l’imperatore o lo faccio io o Pietrangelo…”

Si ma…e ora?.