Danilo Ferrari, 31 anni, laureato in Scienze dell’educazione a Catania, giornalista e attore, è affetto da tetraparesi spastico-distonica che gli impedisce qualsiasi movimento e comunicazione. Ma la sua testimonianza forte e determinata è l’esempio più concreto di come la diversità è normalità e la comunicazione è conoscenza.

Danilo sarà uno dei protagonisti dello spettacolo teatrale promosso dalla Neon Teatro la compagnia di cui fa parte. Danilo parla con gli occhi, la tetraparesi non gli concede altro, ma lui si concede tutto. “Anche i corpi strani come il mio sono belli. Credevo di essere brutto da vedere, ma se ci sono vuol dire che devo essere guardato anche io”.

Lui è un ‘neoniano’, fa parte di Neon e condivide quel che Neon si prefigge di fare, abbattere barriere, pregiudizi, luoghi comuni. Chi viene considerato diverso, altro, perché non con le stesse facoltà fisiche, mentali, è solo quel che in effetti è: un cittadino così come gli altri, un essere umano così come gli altri. La diversità è umanità.

Nella parrocchia di San Nicola che anima la comunità di San Nicolò, frazione di Aci Catena, centro alle porte di Catania, Danilo e gli altri ‘neoniani’ hanno scambiato la loro arte, le loro emozioni coi ragazzi dell’oratorio San Filippo Neri diretto da padre Stefano Panebianco.

La voce di Alfina, la poesia recitata da Emanuela, il canto appassionato di Alessandro, le parole dettate dal cuore, espresse dagli occhi e riferite da Maria Stella, la “voce” di Danilo.

Tutto improvvisato, tutto vero, vissuto davvero, ora sulle note di Mario Incudine ora su quelle dell’Ave Maria o Mokarta dei Kunsertu. Tutta la bellezza della Sicilia creativa, che crede nella diffusione del bello ed il bello è quel che è vita, che onora la vita.

I neoniani andranno in scena in parrocchia. Una vocazione, una esigenza, una battaglia che si combatte comunicando. Comunicare è conoscenza. NeonTeatro lo sta facendo coi fumetti che raccontano la semplicità della convivenza, dell’accettazione. Coi contest lanciati nelle scuole e sul web così come #unafraseperciatu, un concetto ispirato al respiro, all’alito di vita e #unafotoperinvasioni, che invita a invadere un luogo abbandonato o trascurato con un elemento o un gesto artistico per poi immortalarlo: l’arte che fa rivivere quel che è stato mortificato dall’incuria, dalla distrazione delle istituzioni, da falle nel senso civico.

Padre Stefano Panebianco, che col suo Oratorto, oratorio e orto, insegna amore per la natura, per i prodotti della terra, formando anche al lavoro, così come fa pure con il centro stampa digitale ed il laboratorio musicale.

“Per noi il teatro è una maniera di esprimerci, ma non è una gabbia – spiega il direttore artistico Piero Ristagno – per questo la nostra voglia di comunicare è costante e va oltre il palcoscenico. Desideriamo che diventi ovvio, normale quel che facciamo, manifestare la voglia di vivere, di essere, di esserci, dialogando con il pubblico, con le persone che incontriamo, stimolando il piacere di condividere, di rispettare l’individuo e la società di cui fa parte, di cui deve essere protagonista, di cui si deve appropriare. Ecco perché puntiamo su una comunicazione non scontata, non ingessata. Ecco perché abbiamo invitato, per esempio, a rianimare un luogo abbandonato con un tocco artistico. Siamo noi che dobbiamo amarci e amare quel che ci circonda. NeonTeatro sta facendolo introducendosi, “contaminando” altre realtà, fuori dagli schemi, perché non esistono schemi quando si è parte e non in disparte. Lo sta facendo producendo opere uniche, inimitabili, così come unico e inimitabile è ogni essere umano, è ogni Neoniano”.

 

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