La saga della metamorfosi dei post democristiani si arricchisce di altri capitoli e fra questi c’è anche il caso siciliano.

Ieri il comitato regionale, alla presenza del presidente nazionale Gianpiero D’Alia, ha scelto Adriano Frinchi come segretario del partito in Sicilia, ma da Roma è arrivata la secca smentita del vicesegretario vicario Udc e commissario regionale proprio nell’Isola, Antonio De Poli.

I sette parlamentari dell’Ars hanno chiesto ed ottenuto un incontro con Lorenzo Cesa, segretario del partito, che venerdì incontrerà la delegazione siciliana a Roma. I deputati regionali ribadiranno la fiducia a Frinchi, forti anche della loro rappresentatività in tutte le province dell’Isola.

Stamani a gettare acqua sul fuoco ci pensa Filippo Cirolli, già commissario dell’Udc siciliana, che in tweet si affida alla lungimiranza di Cesa ‘che riuscirà a chiarire tutto con i deputati regionali’.

Sullo sfondo c’è poi il matrimonio già celebrato fra Udc e Ncd, ma di fatto mai consumato. Le due forze politiche, infatti, sono già confluite in un solo gruppo parlamentare, ma rimangono ancora ben distinte come partiti. La questione è stata affrontata durante i congressi, ma – nel caso dell’Udc – non si è ancora dato seguito alla mozione che prevedeva la fusione con gli alfaniani.

Il voto nelle grandi città ed i risultati in chiaroscuro stanno rallentando le manovre. E’ noto che in casa Ncd esiste un’anima che propende per una restaurazione del centrodestra, quel ‘modello Milano’ che ha consentito a Stefano Parisi di rendere complicata la vittoria a Beppe Sala, ma ci sarebbero anche i sostenitori di un ulteriore processo di avvicinamento al Pd.

In Sicilia non esiste ancora il gruppo unico all’Ars e questo elemento di distinzione potrebbe servire anche a rimarcare i confini. Anche perché il prossimo appuntamento elettorale che conta è proprio da queste parti.