Un anno fa moriva Lino Leanza, oggi verrà ricordato a Misterbianco con una messa di suffragio che sarà celebrata alle 11. Dodici mesi che sembrano un’eternità confermando il processo di trasformazione e di incredibile liquidità della politica capace di rimanere rigida soprattutto quando si amministra.

Una settimana dopo la scomparsa del leader di Sicilia Democratica e fondatore di Articolo 4 oltre che del Mpa, ci chiedevamo chi potesse raccoglierne l’eredità, quali sarebbero stati gli scenari legati al gruppo che lo seguì fino alla fine.

Delle (inevitabili) frizioni dentro Sicilia Democratica, del tira e molla per rivendicarne la ledership con la frattura fra palermitani e catanesi ne scrivemmo solo pochi mesi dopo la morte di Leanza. Oggi, a distanza di un anno, il gruppo all’Ars di Sicilia Democratica esiste ed è rappresentato anche in giunta, ma il movimento, perlopiù nella zone all’ombra dell’Etna, è quasi scomparso anche se resistono ancora i leanziani.

C’è chi si è ricongiunto al blocco di Articolo 4 seguendo Luca Sammartino e Valeria Sudano (confluiti da tempo nel Pd faroniano), chi si è avvicinato ad Enzo Bianco o all’Udc di Giovanni Pistorio. C’è chi come il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, ha avviato un percorso proprio con l’iniziativa Rete Comune. Infine c’è un’area, rappresentata a Catania da Sebastiano Arcidiacono, che rivendica il proprio essere leanziano pur mostrando un certa irrequietezza (le uscite controcorrente del presidente vicario in occasione del dibattito sul debito della città sono evidenti).

Questo gruppo è osservato da molti (di ogni prospettiva politica), ma bisogna capire se mantenendo quel tira e molla, tipico di Leanza, porterà allo sfinimento prima loro o gli eventuali corteggiatori.

In questi dodici mesi, insomma, appare evidente che l’esercito lasciato da Leanza, con colonnelli, luogotenenti ed aiutanti di campo ha fatto fatica a trovare un generale.