Il Gip di Catania, accogliendo una richiesta della Procura, ha archiviato il procedimento per disastro colposo e omicidio plurimo colposo a carico di Marcello Tavormina. Il caposquadra dei vigili del fuoco era rimasto ferito insieme con il collega Giuseppe Cannavò, nell’esplosione, avvenuta il 20 marzo del 2018, di una bottega di via Garibaldi satura di gas nel quale un’anziano voleva suicidarsi. Nello scoppio morirono due pompieri, Dario Ambiamonte, di 40 anni, e Giorgio Grammatico, di 36, ed il 75enne, Giuseppe Longo.

L’esplosione avvenne mentre la squadra al comando di Tavormina cercava di forzare la porta di accesso alla bottega. “Gli esiti degli accertamenti svolti – afferma la Procura di Catania nella richiesta di archiviazione – hanno appurato che l’esplosione è stata innescata dall’interno dei locali e che le iniziative assunte dai vigili del fuoco intervenuti non hanno influito in alcun modo nel causare l’esplosione”.

“Risulta pertanto accertato – aggiunge la Procura – che i Vigili del fuoco, in una situazione di elevatissimo rischio, hanno agito nel risoluto tentativo di trarre in salvo l’uomo barricatosi all’interno della bottega, rimanendo vittime incolpevoli di un’esplosione dagli stessi non provocata, in quanto il decesso è conseguito al violento impatto con la pesante porta di ingresso di via Garibaldi, che li ha investiti con una devastante forza d’urto dopo essersi staccata dai cardini per effetto dell’esplosione”. Sulla vicenda ha indagato personale della squadra mobile della Questura e del gabinetto regionale di Polizia scientifica di Catania. Sono inoltre compiuti accertamenti di natura medico legale. Per ricostruire le cause dell’esplosione la Procura ha inoltre conferito un incarico alla titolare della cattedra di Chimica Industriale e tecnologia dell’università La Sapienza di Roma.

Sulla vicenda sono intervenuti, con una nota congiunta, i legali di Tavormina, gli avvocati Dalida Alati e DAvide Tutino. “Marcello Tavormina, caposquadra dei vigili del fuoco indagato per l’ipotesi delittuosa di disastro plurimo colposo – affermano i due penalisti – oggi è prosciolto da ogni accusa. La Procura di Catania, coordinata da Carmelo Zuccaro, dopo una accuratissima indagine portata a termine in tempi serrati dai pubblici ministeri Andrea Ursino e Fabrizio Aliotta ha reso noto di aver richiesto ed ottenuto l’archiviazione del procedimento penale nei confronti del nostro assistito. Il caposquadra Tavormina, ancora segnato dalla non facile e dolorosissima esperienza, unitamente ai difensori avvocati Dalila Alati e Davide Tutino coadiuvati dai professori Orazio Cascio e Marco Carcassi e dall’ ing. Calogero Murgia, vuole manifestare un cenno di riconoscenza verso tutti coloro i quali nello sviluppo della vicenda hanno mostrato, nelle forme più varie e nel massimo rispetto del ruolo di ciascuno, la propria vicinanza ed affetto. Primo fra tutti – sottolineano i due legali – il corpo dei vigili del fuoco di Catania che si riassume – volendosi comprendere tutto il personale nessuno escluso – nel suo comandante Giuseppe Verme. Ai pompieri colleghi – conclude la nota – Giuseppe Cannavò, Liborio Daidone e ai parenti delle vittime della deflagrazione Dario Ambiamonte e Giorgio Grammatico”.

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