Anni di estorsioni all’interno del mercato ortofrutticolo di Vittoria ai danni degli autotrasportatori. Si facevano consegnare i soldi per ‘autorizzare’ le spedizioni della merce. I ticket da versare erano chiamati ‘Ciociò’ oppure ‘babà’: 50 100 euro on line, da versare nelle casse della mafia
Matteo Di Martino, conosciuto come Salvatore, 53 anni e Pietro Di Pietro 54 anni ritenuti vicini alla Stidda e a Cosa Nostra e in stretti rapporti d’affari con il clan dei Casalesi sono stati arrestati per estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa all’interno del mercato ortofrutticolo di Vittoria, in provincia di Ragusa.
Le indagini ricostruiscono i fatti accertati a partire dal febbraio 2015 e il ruolo di Di Pietro come esecutore materiale e Di Martino, come organizzatore: costringevano gli autotrasportatori, provenienti o diretti in Campania e incaricati di caricare/scaricare la merce dal mercato di Vittoria a pagare una “mazzetta” tra i 50 e 100 euro per ogni operazione di carico/scarico dei prodotti ortofrutticoli.
Le vittime delle estorsioni versavano in un grave stato di assoggettamento creato dagli stretti e risalenti rapporti dei due arrestati con mafia e camorra. Infatti Di Pietro, sfruttando la consapevolezza dei “padroncini” di dover versare il “ciociò”, non doveva ricorrere a minacce o violenze esplicite essendo ben note ai più quali sarebbero state le ritorsioni “economiche” che le vittime avrebbero scontato in caso di rifiuto.
Quest’ultime sarebbero andate incontro, infatti, a pretestuosi ritardi nelle operazioni di carico/scarico fino anche a far deperire la merce. Il clima d’intimidazione mafiosa si esprimeva anche nella pretesa di omertà delle vittime che venivano pesantemente redarguite qualora avessero versato il denaro “pubblicamente”.
Di Martino è il titolare della ditta individuale e rappresentante legale della “Sud Express Matteo Di Martino SRL”, mentre il cognato Di Pietro collabora nella gestione delle due imprese. La Sud Express di Di Martino è un’agenzia che dal 1978 si occupa dei trasporti su strada dei prodotti ortofrutticoli da caricare/scaricare nel mercato di Vittoria. Gli operatori economici costretti a pagare il “pizzo” erano tenuti a corrispondere all’agenzia vittoriese anche una provvigione che veniva regolarmente fatturata.
Le attività tecniche mirate, l’esame di documentazione contabile, le dichiarazioni delle vittime delle estorsioni, le risultanze di diverse indagini della DDA di Napoli che hanno fatto luce sulle infiltrazioni camorristiche nel mercato di Fondi e sui patti economici stretti tra i Casalesi e i Di Martino e le informazioni assunte da più collaboratori di giustizia hanno, dunque, consentito ai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria (GICO Catania) di costruire un grave quadro indiziario a carico degli arrestati.
Le estorsioni riscontrate a danno di autotrasportatori campani segnalano l’esistenza di un fenomeno diffuso e strutturale non limitabile ai singoli episodi contestati. Va aggiunto che è stata acquisita notizia di altre estorsioni praticate a danno di soggetti non ancora identificati e che alcune vittime hanno preferito, a dispetto degli elementi indiziari raccolti dalle Fiamme Gialle di Catania, non ammettere il pagamento del “babà”.
Sequestrate preventivamente sia la Sud Express che la ditta individuale di Matteo Di Martino per evitare che la pratica estorsiva possa proseguire attraverso le stesse imprese. Va ricordato che il mercato ortofrutticolo di Vittoria, secondo l’ultimo Rapporto sulle Agromafie, presenta, a livello nazionale, il più alto indice di infiltrazione mafiosa e, per la sua estensione (246000 mq e oltre 70 box operativi) e volume di compravendite, è il secondo mercato agricolo d’Italia. Si tratta, dunque, di una realtà economica di primissimo piano che attrae fortemente le imprese “mafiose”.
L’indagine denominata “Truck Express”, ha dunque consentito di colpire un settore economico rilevante strettamente connesso al mercato ortofrutticolo di Vittoria: l’effetto diretto che si registra a seguito della penetrazione mafiosa nel settore è un danno consistente per produttori e consumatori in quanto i primi non sono adeguatamente remunerati e i secondi sono costretti a fronteggiare un’anomala lievitazione dei prezzi.
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