Era il 10 giugno 1922, quando a Erice, bellissimo centro urbano in provincia di Trapani, veniva consumato un delitto ai danni di un politico locale che contrastava il sistema mafioso. Stiamo parlando di Sebastiano Bonfiglio faceva il sindaco della cittadina e fu ucciso perché ormai era divenuto un simbolo della lotta all’illegalità. I primi anni del Novecento erano anni difficili e ostacolare la mafia significava farsi molti nemici. Esisteva una forte omertà: non solo chi perseguiva la legalità rischiava la vita, ma il fenomeno mafioso in sé veniva negato, neanche fosse frutto dell’immaginazione impressionabile di qualche visionario. Pertanto la lotta di Sebastiano Bonfiglio fu veramente titanica e solitaria; oggi il suo operato viene ricordato, attraverso il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità”, con le parole dello studente Nicholas Corrado della classe III sez. C del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone.
“Sebastiano Bonfiglio fu un uomo di grande coraggio e integrità, la cui dedizione alla causa dei lavoratori e alla diffusione degli ideali socialisti lo portò a scontrarsi con le forze oscure delle organizzazioni criminali. La sua elezione a sindaco di Erice fu un segno del cambiamento che stava avvenendo in Sicilia, un cambiamento che minacciava gli interessi della mafia e delle sue connessioni con il potere.
Durante il suo mandato, Sebastiano lavorò instancabilmente per migliorare le condizioni di vita dei contadini e dei lavoratori, sostenendo le loro lotte per i diritti e per una vita dignitosa. La sua visione di una società più equa e giusta lo rese un simbolo di speranza per molti, ma anche un bersaglio per coloro che vedevano nelle sue azioni una minaccia al loro dominio.
La sua vita, dedicata alla giustizia sociale e al benessere della comunità, fu tragicamente interrotta dall’azione vile della mafia.
Il 10 giugno 1922, mentre tornava a casa da una riunione della Giunta municipale, Sebastiano fu colpito a morte da un sicario che lo attendeva. La sua uccisione fu un atto vile di intimidazione, volto a spegnere la voce di un uomo che aveva il coraggio di opporsi al potere mafioso e di difendere i diritti dei più deboli.
La morte di Sebastiano Bonfiglio non fu vana. Il suo sacrificio è diventato un potente simbolo della lotta contro la mafia e per la giustizia sociale. La sua memoria continua a ispirare generazioni di cittadini e attivisti che portano avanti la sua battaglia per una società libera dal giogo della criminalità organizzata.
Oggi ricordiamo Sebastiano Bonfiglio non solo come un martire, ma come un esempio luminoso di ciò che significa servire la comunità con onore, coraggio e determinazione. Il suo impegno e la sua dedizione ci ricordano l’importanza di continuare a lottare per i valori in cui crediamo, senza mai cedere alla paura o alla rassegnazione.
Il sacrificio di Sebastiano non sarà mai dimenticato. La sua eredità vive nei cuori di tutti coloro che continuano a combattere per un futuro migliore.
Che il suo spirito ci guidi e ci ispiri a costruire una società più giusta e solidale.”
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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