Il 10 marzo del 1948 muore in circostanze molto sospette nell’ospedale Dei Bianchi in provincia di Palermo il giovanissimo Giuseppe Letizia; il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricostruirne la storia attraverso l’elaborato di Mattia Scida della classe I sez. D del liceo scientifico Filolao di Crotone.
“Correva l’anno 1948, anno in cui la Mafia di Corleone dominava con il suo potere in maniera imponente su tutto il territorio. Un evento datato il 10 marzo 1948 sconvolse tutta la cittadinanza, ne parlarono tv e giornali dell’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto compiuto da Luciano Liggio luogotenente di Michele Navarra, capomafia di Corleone. Giuseppe Letizia, giovane pastore di 12 anni, faceva parte di una famiglia povera, lui fu un testimone oculare del suddetto omicidio, evento che sconvolse tutta la sua famiglia e segnò la fine della sua vita. Il giorno dopo l’omicidio il giovane ragazzo, trovato in casa delirante per la febbre dal padre e fu portato in ospedale. L’ospedale all’epoca era diretto da Michele Navarra, medico a capo della mafia corleonese. Dopo quel ricovero il giovane Giuseppe non uscì più da quell’ospedale. Dichiarato morto solo 3 giorni dopo per tossicosi. Mentre delirava in seguito alla febbre alta confessò di aver visto assassinare e fare a pezzi un contadino. Si trattava dell’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. Anche se la causa di morte ufficiale di Giuseppe testimonia la tossicosi in realtà si pensa che sia stato avvelenato. Giuseppe Letizia non ebbe mai un posto nel cimitero di Corleone e i familiari non ebbero mai una sua foto perché al tempo i membri delle famiglie povere non se lo potevano permettere; infatti solo quando si prestava servizio militare o quando si sposava la povera gente scattava le fotografie.”
Rattrista profondamente il pensiero di un bambino, Giuseppe aveva solo 12 anni, privato della vita e ucciso a tradimento da chi disattendendo il giuramento d’Ippocrate si è macchiato di un crimine intollerabile. Giuseppe non ha avuto neanche una fotografia; nemmeno la possibilità di tramandarne le sembianze ai posteri. Proprio per tale ragione lo ricordiamo con maggiore commozione.
Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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