Venerdì 28 novembre alle ore 20.30 lo spazio artistico del Roots, in via Borrello 73, ospita “Barbalu – Storia di quotidiana violenza”, spettacolo prodotto dal Teatro del Cerchio, inserita all’interno del cartellone Rigenerazioni. Uno spettacolo che affonda le sue radici nella celebre e terribile favola di Barbablù dei fratelli Grimm, figura cupa e spaventosa a volte associata al demonio: il crudele sposo che impone il divieto assoluto di aprire una porta del palazzo, pena la morte. Una morale semplice e diretta, rivolta ai bambini: trasgredire significa esporsi a un grande pericolo.
Ma cosa accade quando non si tratta più di una fiaba, quando non sono i bambini ad avere paura, bensì donne reali, immerse in storie vere, quotidiane, che non trovano rifugio in un lieto fine? Da questo interrogativo nasce lo spettacolo, spinto dal bisogno urgente di guardare negli occhi il dilagante e inaccettabile fenomeno della violenza domestica. Un fenomeno che non riguarda soltanto l’aggressione fisica: durante la fase di ricerca, la compagnia ha indagato anche l’altra faccia di questa violenza, quella psicologica, subdola, strisciante, capace di consumare lentamente chi la subisce. Una violenza che si insinua nei pensieri, che logora l’autostima, che usa gelosie, ricatti emotivi, silenzi e pressioni come armi quotidiane. Uomini che “non toccano nemmeno con un dito”, ma che feriscono profondamente attraverso un controllo costante e invisibile.
A incarnare con forza e sensibilità questo meccanismo doloroso, lo spettacolo richiama le parole lucide e inquietanti di Luigi Pirandello, che ha saputo rappresentare come pochi l’ossessione maschile verso il possesso e il ricordo, trasformandolo in una prigione mentale:
“Anche se t’accecassi, ciò che i tuoi occhi hanno veduto… seguiteresti sempre a provarlo, dentro di te, ricordando, fino a morirne.”
Un pensiero che diventa chiave drammaturgica e specchio di tante dipendenze affettive, di tante solitudini, di tante paure.
“Barbalu” non vuole fornire risposte semplici, ma creare uno spazio sicuro in cui riflettere, ascoltare e riconoscersi. Un’occasione per portare sulla scena il non detto, per dare voce a chi spesso rimane in silenzio, per trasformare il teatro in un atto civile di consapevolezza e di resistenza.
Il testo è di Gabriella Carrozza, la regia di Mario Mascitelli. In scena: Gabriella Carrozza, Mario Aroldi e Paola Ferrari: gli inserti poetici sono curati da: Federica Salvatore e Paola Marino.
Lo spettacolo invita il pubblico a un confronto necessario, urgente, capace di ricordarci che la violenza – quella vera – non vive nei castelli delle fiabe, ma negli angoli nascosti delle case e delle relazioni. E che solo riconoscendola è possibile spezzarne il ciclo.
Per maggiori informazioni telefonare 3534304936.
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