L’accademia delle Prefi omaggia con una vignetta a lui dedicata per la figura determinante di attore e di icona di bellezza del suo tempo.

Se n’è andato l’ultimo mito del cinema europeo, il protagonista di film indimenticabili come Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, Rocco e i suoi fratelli, La Piscina, Borsalino, la star-icona dal fascino tenebroso che aveva fatto innamorare uomini e donne, da Luchino Visconti a Romy Schneider, amico-rivale di Jean-Paul Belmondo, protagonista e provocatore, padrone della scena fino all’ultimo. Alain Delon è morto a 88 anni nella sua grande casa nella tenuta di Douchy, nella Valle della Loira, dopo aver organizzato nei dettagli la sua morte: «Se entro in coma stacca la spina», aveva chiesto al primogenito Anthony, nato dal matrimonio con Nathalie Bartélemy e a lui legato da un rapporto tormentato.

L’infanzia difficile

Nato l’8 novembre 1935 a Sceaux, abbandonato bambino dal padre, infanzia sbandata trascorsa tra la madre e una famiglia adottiva, indole ribelle e nessuna voglia di studiare, dopo il primo lavoro da salumiere il giovanissimo Alain si arruolò nell’esercito e andò a combattere in Indocina. Non avrebbe mai perdonato ai genitori di averlo fatto partite a 17 anni. Il cinema entra nella sua vita grazie al regista Marc Allegret che nel 1957 gli offre di girare il film Fatti bella e taci. Non si fermerà più. Delitto in pieno sole, Rocco e i suoi fratelli di Visconti, Il tulipano nero, Frank Costello faccia d’angelo, Borsalino, Zorro, La prima notte di quiete sono le tappe della sua lunga carriera che comprende anche due regie (Per la pelle di un poliziotto, Braccato) si sarebbe interrotta nel 2008, quando l’attore interpreta Giulio Cesare in Asterix alle Olimpiadi.

L’incontro con Visconti

Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all’attenzione, quando lo diresse magistralmente in “Rocco e i suoi fratelli” (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l’introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall’animo ‘viscontianamente’ nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente.

Il film favorì l’inizio di una carriera italiana dell’attore francese: Michelangelo Antonioni lo volle, infatti, per “L’eclisse” (1962), facendogli interpretare il dinamico e arrivista agente di borsa Piero. Nel 1963 fu ancora Visconti a scritturarlo per “Il Gattopardo”, nel ruolo dell’affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, valorizzato dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista.

        Salvatore Battaglia

Presidente Accademia delle Prefi


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