Lo scorso 14/03/2024 si è svolta tra Taormina e Gaggi l’ennesima passerella che, a cadenze regolari, viene effettuata sul tema della riapertura della ferrovia dismessa Alcantara-Randazzo. Uno spettacolo al quale, ancorchè invitati, i rappresentanti del Comitato hanno deciso di non partecipare.

Siamo stanchi di proclami e promesse di cui abbiamo smascherato, in tempi non sospetti, tutta la vacuità. E vogliamo distinguerci nettamente da chi, ancora una volta, sta illudendo l’intera comunità della Valle Alcantara, con la complicità della Regione Siciliana e di qualche amministratore locale.

Vista attraverso i media, ci è sembrata ben poca la sostanza dell’evento, a nostro avviso un misto tra una gita ed un comizio pubblico. Peccato che non ci fosse la banda musicale, come in occasione dell’altrettanta discutibile inaugurazione del primo chilometro della ferrovia dismessa Noto-Pachino.

Abituati come siamo alle solite dichiarazioni degli “addetti ai lavori”, veri o acquisiti per l’occasione, non abbiamo colto nulla di interessante sul futuro della ferrovia, che grazie ai lavori in corso sarà riaperta per soli 13 km su 37, ma solo come “ferrovia turistica”. Ovvero destinata, per chi non lo sapesse, soltanto ai treni storici e non a quelli che percorrono quotidianamente la rete ferroviaria ordinaria, offrendo un servizio indispensabile, oltre che sostenibile, a milioni di utenti in tutta Italia. La nostra attenzione si è soffermata soltanto su una frase, che riteniamo degna di approfondimento.

L’ing. Carmelo Rogolino, dirigente dalla DTP Sicilia di RFI, ha infatti dichiarato in un’intervista video al TGR che per l’eventuale, futura attivazione di regolari servizi ferroviari “la linea dovrà essere implementata con sistemi di sicurezza adeguati”.

Ci chiediamo a questo punto quali siano i sistemi di sicurezza adottati nelle “ferrovie turistiche” desumendo, da quanto abbiamo sentito, che essi non siano gli stessi di quelli in uso nelle ferrovie ordinarie. Ipotizziamo, in tal senso, una differenza notevole: per riaprire una ferrovia chiusa dal 1994, ovvero da 30 anni, come l’Alcantara–Randazzo, occorrerebbe intervenire su opere civili che non hanno ricevuto nessuna cura manutentiva per un periodo così lungo. E’ per questo che, a suo tempo avevamo anticipato che lo stanziamento annunciato per la riattivazione come linea turistica sarebbe stato insufficiente. In particolare, sarebbe bastato appena alla sostituzione dell’armamento ed al rinnovo della massicciata.

Proprio quello che, a quanto pare, si sta facendo sulla ferrovia Alcantara-Randazzo. Non abbiamo avuto modo di verificare nello specifico, visto che al Comitato pro ferrovia Valle Alcantara non è stato dato accesso al progetto: con apposita nota del 05/08/2022, il Comitato, ribadendo, a RFI la precedente richiesta di informazioni del novembre 2021, ha chiesto specificatamente l’accesso agli atti amministrativi sul progetto di ripristino. Non ricevendo alcuna risposta.

Forse perché si sta lavorando in “accordo quadro” come sulla Noto-Pachino, ovvero come se si trattasse di normali lavori di manutenzione? Tutto quello che vediamo, e viene mostrato sui media, sembra proprio indicarlo, e ci lascia molto perplessi. Siamo preoccupati soprattutto per la condizione delle opere d’arte, vale a dire ponti e gallerie, che sulla linea non sono roba da poco. In particolare, proprio sulla tratta interessata, ricadono l’altissimo ponte San Cataldo con le sue 14 arcate e diverse gallerie. Per avere un’idea, i 37 km di linea comprendono ben 10 viadotti, per una lunghezza complessiva di oltre 1,2 km, e 6 gallerie, lunghe poco meno di 3 km.

Per una riattivazione della linea come ferrovia ordinaria, d’altronde, un preventivo ce lo abbiamo, e riguarda proprio la tratta Alcantara-Gole Alcantara: 40 milioni di euro del 2017. Se i lavori in corso costeranno “soltanto” 19 milioni (del 2024), ciò significa che si sta spendendo meno della metà di quanto serviva per una linea ordinaria con tutte le norme di sicurezza nel 2017. Ma nel frattempo sono passati 7 anni nei quali, tra pandemia e crisi ucraina, i prezzi sono cresciuti ben oltre il previsto.

Ci auguriamo, ad ogni modo, che l’esiguità dell’intervento non comporti deroghi sulla perfetta funzionalità delle opere civili. Anche se pochi e “di nicchia” gli utenti delle ferrovie turistiche sono pur sempre esseri umani, ovvero quegli stessi soggetti tutelati dalle inderogabili, e molto ferree, norme di sicurezza richiamate dal funzionario RFI per i trasporti ferroviari di ogni giorno.

A proposito: qualcuno ci chiederà dove abbiamo preso la stima di cui sopra. Ce la fornì ad una nostra conferenza tenutasi a Giardini Naxos il 10/03/2017 sempre il Direttore della DTP di RFI Sicilia, Carmelo Rogolino.

Ad ogni modo, ben venga il ripristino a scopo turistico, se propedeutico ad un ripristino a tutti gli effetti, mediante l’adeguamento di cui sopra. Peccato che nessuno abbia la più pallida idea di quanti e quali treni “turistici” far transitare su questa linea, dato che a metterci i “soldini” deve essere non certo Fondazione FS Italiane, o RFI, ma, come al solito, Pantalone, nei panni, in questo caso, della Regione Siciliana.

Come avviene, ad esempio, per l’unica “linea turistica” Agrigento-Porto Empedocle, che proprio in questi giorni ci ha offerto i primi servizi del 2024: la bellezza di 10 corse spalmate in 2 giorni, in occasione della Sagra del mandorlo in Fiore. Ma la ferrovia ha funzionato anche tra agosto e dicembre 2023, sempre con fondi regionali: 8 corse in tutto, alla media di 1,6 al mese!

Chissà quanti turisti trasporta, ogni anno, una ferrovia “turistica” che lavora in questo modo, ovvero qualche corsa “una tantum” durante l’anno. E chissà se vale la pena spendere le cifre necessarie alla sua manutenzione per un ritorno, in termini turistici, che non può che essere impalpabile. Se, come tutto fa pensare, la Alcantara-Gole Alcantara dovesse subire lo stesso destino, saranno ben pochi i finestrini abbassati per “respirare i profumi di questa terra meravigliosa” come ha dichiarato, con la sua consueta, efficace retorica, Luigi Cantamessa, Direttore di Fondazione FS Italiane.

Quando, spendendo certamente di più ma con benefici enormemente superiori, si attuerebbe quello che a parole tutti vogliono: riportare il treno al centro del trasporto pubblico locale. Con meno retorica e più concretezza, a vantaggio di tutto il territorio della Valle Alcantara, che si verrebbe finalmente restituire quello che le apparteneva e che, purtroppo, nei tempi bui dei “rami secchi” le fu improvvidamente tolto. E’ proprio ciò che tutti i sindaci della valle, da Giardini Naxos a Randazzo, a seguito delle iniziative del Comitato, chiesero espressamente ad RFI ed al Presidente della Regione con una nota inviata il 15/02/2022. L’attuale intervento per il futuro esercizio “turistico”, su un terzo soltanto della linea, ignora le richieste del territorio, privandolo di un sistema che, connettendolo adeguatamente alle principali reti di trasporto, lo sottrarrebbe all’isolamento e ne favorirebbe lo sviluppo.

Se ne gioverebbe, concretamente e non retoricamente, anche il turismo, al quale bisogna offrire infrastrutture che consentano di accedere al territorio in maniera comoda e regolare, come soltanto il treno può fare e come avviene nelle parti del Paese dotate delle ferrovie più moderne. Quel nord in cui, magari, si respirano meno profumi ma che, incredibilmente, svetta ai vertici delle classifiche delle presenze turistiche, a differenza della Sicilia, fanalino di coda anche in questo caso; alla quale, ancora una volta, si offrono soltanto facili promesse ed effimere illusioni.

COMITATO PRO FERROVIA VALLE ALCANTARA

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