Sono passati ormai 28 anni dall’uccisione del maresciallo Salvatore Manzi, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, intende onorarne la figura attraverso le parole della studentessa Erika Pirillo, classe III sez. G del Liceo Scientifico Filolao. L’attività didattica si sviluppa nell’ambito del progetto scolastico, di nostra ideazione, intitolato “#InostriStudentiRaccontanoiMartiridellaLegalità”.
“26 Gennaio 1996, una serata invernale qualunque in cui 8 colleghi si ritrovano a giocare una semplice partita di calcio, fra le risate e la spensieratezza. Appena l’arbitro fischia la fine del gioco, i ragazzi si trovano di fronte ad un’altra partita: quella della sopravvivenza. Due persone incappucciate generano il caos nel campetto, fingendosi rapinatori interrompono la partita e fanno stendere a terra tutti i giocatori. Purtroppo non è una rapina, ma una vera esecuzione. I due si avvicinano a uno dei ragazzi, il suo nome è Salvatore Manzi, maresciallo di terza classe alla Marina in servizio a Roma, rientrato nella sua Cicciano, comune limitrofo del Nolano, per trascorre il fine settimana con la sua famiglia e concedersi una partita di calcetto. Sotto gli occhi increduli di tutti Salvatore viene raggiunto da 3 colpi di fucile, giustiziato come un boss della camorra, mentre i suoi esecutori scappano facendo perdere le loro tracce. Sia i Carabinieri, che il Pubblico Ministero che seguivano il caso, esclusero sin da subito qualsiasi coinvolgimento diretto di Salvatore Manzi, la cui unica colpa era solo quella di essere un lontano parente di un boss: Salvatore Cava, coinvolto in una sanguinaria faida con la famiglia rivale dei Graziano. Pur essendo distante da quel mondo e da quel contesto criminale, ma essendo originario di quel piccolo paesino venne condannato a morte dalla fazione rivale dei Graziano. Nel 2009 il Ministero dell’interno decretava in maniera ufficiale che Salvatore Manzi fosse vittima innocente della criminalità organizzata, riconoscendone la totale estraneità ai fatti. Sono passati quasi 30 anni dalla morte di Salvatore Manzi, eppure da quel tragico 26 gennaio del ’96 gli omicidi di stampo camorristico legati a faide e lotte tra clan rivali hanno continuato a mietere tantissime vittime, spesso innocenti, che, per tragica casualità o per legami di parentela, subiscono la violenza di clan spietati e senza scrupoli.”
Il CNDDU invita gli studenti e i docenti ad aderire all’iniziativa commemorativa inviando i propri elaborati che faranno parte integrante dei nostri contributi. (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)
prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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