“Ad unire le vite straordinarie di Giorgio Ambrosoli, Fulvio Croce ed Enzo Fragalà è la comune coscienza del rischio a cui andavano incontro. La consapevolezza, cioè, che la loro scelta di onestà, di integerrima adesione ai principi umani e costituzionali incarnati da un avvocato, avrebbero potuto costringerli a pagare un prezzo altissimo. E così è stato, purtroppo, in periodi molto diversi della storia del nostro Paese. Ma è proprio questo l’aspetto che rende le loro figure esempi luminosi per la nostra categoria. Figure delle quali dobbiamo essere orgogliosi come avvocati e come italiani”. Con queste parole Carolina Varchi, deputato e capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione giustizia, ha ricordato Ambrosoli, Croce e Fragalà, a margine del convegno dal titolo “Autorevolezza e martirio nell’Avvocatura. Testimonianze ancora vive”, tenutosi oggi alla Camera dei deputati.
“Le loro storie – continua – ammoniscono noi tutti che la violenza può assumere volti sempre diversi, a seconda dei periodi storici. Nelle vicende umane che abbiamo ricordato oggi, l’aderenza ai più nobili principi della professione è stata pagata col martirio. Fulvio Croce assicurò il diritto alla difesa anche a coloro i quali saranno i mandanti del suo assassinio, Giorgio Ambrosoli condusse fino alla fine il suo compito nella consapevolezza – messa nera su bianco in una toccante lettera alla moglie – del rischio incombente, mentre Enzo Fragalà ha pagato con la vita la ricerca della verità e la volontà di indicare a chi aveva sbagliato la strada della giustizia. Da questo convegno, però, emerge un tangibile segno di speranza: è nella figura dei relatori di oggi. Di chi porta avanti la Fondazione Croce e dei figli di Ambrosoli e Fragalà: col loro impegno e con la loro scelta di vestire la toga, – conclude Varchi – mantengono ogni giorno viva la testimonianza e l’esempio di queste figure straordinarie”.
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