Palermo 10 maggio2024 – “L’approccio repressivo dell’attuale legislazione sulle droghe ha dimostrato il suo fallimento. Il Libro Bianco, il rapporto sugli effetti del Dpr 309/90, dice che il 40,7 per cento di chi entra in carcere fa uso di stupefacenti, (l’anno precedente era il 30 per cento). Le vigenti normative sulle droghe sono il principale veicolo di ingresso in carcere. E, per quanto riguarda i minori, oltre il 33 per cento dei segnalati entra nel percorso sanzionatorio, quando sappiamo che ben altro sarebbe ciò di cui i minori avrebbero bisogno”.

Lo ha detto Denise Amerini, responsabile dipendenze e carceri della Cgil nazionale, che è intervenuta al Forum su “Mafia, narcotraffico, dipendenze – dal Messico alla Sicilia” tra le iniziative previste nel programma di Casa Memoria, a Cinisi,  per ricordare il 46° anniversario dell’omicidio mafioso di Peppino Impastato.

Un confronto al quale hanno partecipato associazioni impegnate a Palermo sul campo delle dipendenze come l’associazione Sos genitori, la Casa di Giulio, Our Voice, il centro Impastato-No Mafia Memorial, ed esponenti di livello internazionale di CNI Messico Sur Global e dell’Università Federal Fluminense del Brasile.

La Amerini ha spiegato quanto sia importante tenere insieme lotta per la mafia e lotta per i diritti, tra cui diritto alla salute e al benessere, riconoscendo l’importanza della strada tracciata a Palermo con la nascita del “coordinamento sociale antimafia”  Palermo nel novembre scorso, che rappresenta l’antimafia intersezionale: antirazzista, antifascista, antimilitarista e ambientalista.

“Qui – ha aggiunto Denise Amerini – si colloca anche il ragionamento che la Cgil da decenni ormai sta portando avanti per quanto riguarda il tema delle sostanze e delle dipendenze. E parlare di antimafia, di droghe di dipendenze, di promozione dei diritti, vuol dire fare un ragionamento sulle normative, sulle politiche nazionali e locali e sui servizi”.

“Noi riteniamo che alle persone che usano droghe vanno garantiti il diritto alla salute e i diritti civili, che le persone vanno curate e non incarcerate.   La guerra – ha detto la responsabile nazionale delle dipendenze e carceri – va fatta al narcotraffico, alle mafie, non ai consumatori. É sempre più evidente che la politica ha il compito di governare in tutt’altro modo i rischi connessi all’uso e all’abuso di sostanze: un piccolo passo era stato fatto con la sesta Conferenza nazionale sulle dipendenze nel 2021 ma da allora non solo non si sono fatti passi avanti, tutt’altro. Anche l’Onu esprime preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per insufficiente disponibilità di programmi di riduzione del danno nel nostro Paese. E’ necessario confermare, sostenere e innovare la strategia condivisa”.

Nella riforma della legge che la Cgil da tempo chiede, per la Amerini il quadro di riferimento strategico delle politiche sulle droghe deve essere svincolate dal sistema penale e sanzionatorio ma anche dal modello patologico.

“Bisogna uscire fuori da una narrazione che parla di ‘droga’ come se le sostanze fossero tutte uguali, come se ogni consumo e ogni consumatore fosse uguale, non tenendo in alcun conto gli studi e le evidenze che parlano di droghe, set e setting. Abbiamo a disposizione strumenti come la coprogettazione e la coprogrammazione, che, se usati correttamente, e sempre in un’ottica di servizio pubblico e universale, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, per il proprio ruolo e le proprie competenze, possono essere un punto del cambiamento necessario”.

La Cgil, ha aggiunto la Amerini, come organizzazione sindacale, che mette al centro di ogni azione i diritti e il rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione, può dare un contributo importante di competenze e di pratiche. “Basti pensare alla contrattazione sociale territoriale per l’individuazione dei bisogni di un territorio e delle risposte che a quei bisogni devono essere date – ha aggiunto Denise Amerini –  Alla contrattazione inclusiva a figure come quella del delegato sociale, che un ruolo importante può  svolgere nei luoghi di lavoro anche per quanto riguarda informazione, formazione dei lavoratori, sostegno”.

 

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