Nelle suggestive e coinvolgenti parole di Marco Betta il miglior riassunto di una serata speciale al Museo Salinas. Il 29 luglio tra le altre cose il Sovrintendente del Teatro Massimo nel corso della presentazione nella Rassegna “Fuori Orario” ha definito il volume “un’opera che mette al centro il Teatro Massimo con gli autori che colgono tutti nel segno, tra architettura, storia, tradizioni, un grande giallo artistico, meraviglioso”. Parole che sono state il naturale proseguimento di quelle espresse dalla Direttrice del Museo Salinas Caterina Greco, definendo il libro “molto originale, esperimento particolare che amalgama diverse voci quasi a sembrare un voce sola”. La direttrice ha ricordato poi che i documenti della gara per l’ideazione e la realizzazione del Teatro Massimo sono custoditi proprio all’interno del Salinas, evocando suggestioni possibili dalla letture delle carte per trovare ulteriori indizi utili alla ricerca dell’autore dell’epigrafe presente sul frontone, circostanza dalla quale gli autori sono partiti per questo “giallo artistico” come ben definito da Betta. Peraltro Caterina Greco ha anche sottolineato delle similitudini tra le due eccellenze palermitane e anche in questo caso sono stati contemplati i Basile quali raffinati “ricercatori” di bellezza.
Nella successiva presentazione di Caccamo, che si è tenuta il 1 agosto nello splendido Castello, sono emersi, in particolare, i contenuti relativi alle ragioni fondanti del volume. Nel corso dell’incontro sono stati affrontati gli aspetti “storici” e territoriali, con quella Sicilia come metafora per innalzare il racconto oltre la trama, per le notevoli aperture culturali derivanti dalla lettura delle pagine. Anche in questo caso l’epigrafe è stata l’occasione di un dibattito che ha coinvolto i presenti con significative connessioni sulla natura di questa opera corale che continua ad entusiasmare. Ad alimentare il piacevole mistero sempre la stessa domanda: Avrà finalmente un autore il mirabile componimento “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”? Chissà, ma intanto la sua forza risiede nel continuo stimolare ipotesi o paradossi. Ma nelle due recenti presentazioni siciliane è emersa la voglia di amare Palermo e le sue meraviglie che nell’epigrafe si ritrova e si riconosce per quel meritato Rinascimento.
Dalla prefazione di Fabrizio Catalano, regista e nipote di Leonardo Sciascia, “Due o tre giorni al Massimo” è un libro che allo stesso tempo ricostruisce e inventa il passato, che cerca dei personaggi e rende gli autori stessi dei personaggi, che mescola rigore e divertimento, fantasticherie e documenti, leggende e sensazioni. Che mescola, innanzitutto, generi letterari. È un’inchiesta dagli echi vagamente borgesiani dove la finzione solo con scarsa convinzione cede il passo alla verosimiglianza. È un gioco di equivoci e di rimandi. Ed è una gustosa impresa collettiva in un mondo dominato da un individualismo aspro e arido.
Il volume nato da un’idea di Antonio Capitano, è un originale e “brillante esperimento metaletterario” con l’obiettivo di affrontare e realizzare un’altra idea di Sicilia. Coloro che l’hanno realizzato condividono un denominatore comune: una riconducibilità diretta o indiretta all’Isola e alle sue infinite suggestioni. autori del libro: Gianni Andrei, Antonio Capitano, Michelangelo Capitano, Giovanni Cassibba, Renato Collodoro, Alessandro La Porta, Cristiano Leone, Domenico Rizzo, Marianna Scibetta.
Luogo: MUSEO SALINAS – TEATRO MASSIMO – CASTELLO DI CACCAMO
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