Desidero intervenire sul dibattito che in questi giorni sempre di più sta animando l’opinione pubblica sul divieto di possesso personale dei telefonini ai minori di 14 anni ed il divieto di utilizzo dei social ai minori di anni 16.
Intervengo non solo come politico impegnato sui temi sociali, come sociologo, ma anche come genitore.
Le preoccupazioni che avanzano i genitori sono assolutamente condivisibili e i continui allarmi provenienti dal mondo dei pedagogisti, degli psicologi e dei medici ci portano ad una realtà che non può sfuggire alla nostra attenzione. Molti studi hanno osservato come l’utilizzo precoce e prolungato di dispositivi elettronici come lo smartphone, può comportare gravi conseguenze, in particolare: riduzione del movimento con aumento del rischio di obesità, disturbi del sonno, difficoltà di apprendimento, irritabilità, effetti negativi sull’attenzione, isolamento e riduzione dei rapporti con i pari, aumento dell’impulsività, diminuzione della capacità di autocontrollo e non ultimo la dipendenza patologica da social network e videogiochi.
Pur riconoscendo che è giusto farli familiarizzare con i dispositivi che, in un modo o nell’altro, fanno comunque parte delle loro vite e lo smartphone può diventare un alleato importante per apprendere, aiutarli nello studio e sorvegliarli negli spostamenti, l’uso inappropriato può sviluppare danni molto gravi e in alcuni casi irreversibili.
Però, io personalmente, non mi sento di esprimere un divieto assoluto all’utilizzo dei dispositivi elettronici, in particolar modo smartphone e videogiochi ma a regolamentarne e limitarne l’uso sotto la stretta sorveglianza dei genitori. A tal proposito ho presentato un disegno di legge voto con il quale si invita il parlamento nazionale a legiferare nel limitare l’uso dei dispositivi elettronici per i minori di anni 14 sotto la rigorosa supervisione dei genitori che hanno l’obbligo di sorveglianza e vietando di aprire un profilo sui social media ai minori di anni 16.
Sugli smartphone e i social bisogna scegliere la strada dello “stare con quello che c’è”, affrontando l’impresa di educare all’uso di questi strumenti attraverso percorsi consapevoli e responsabilizzati che comincino a scuola: è il caso dei “patti digitali” e dei famosi “patentini”, esperienze di avvicinamento graduale alle tecnologie legate a ore di formazione. Il principio, a mio avviso è quello di non vietare, ma vincolare l’uso del cellulare e l’accesso ai social a percorsi di formazione.
Così in una nota Vincenzo Figuccia, deputato questore della Lega all’Ars.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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