Fu il curatore del Dictionnaire de l’homophobie Louis-Georges Tin, a ideare nel 2004 la Giornata internazionale contro l’omofobia, ciò avvenne 14 anni dopo la storica decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie, definendola per la prima volta «una variante naturale del comportamento umano. Era il 17 maggio del 1990 e allora questa data rappresenta per la comunità LGBT+ un’occasione di
fondamentale importanza per ribadire quanto sia fondamentale mettere in campo azioni di prevenzione, sensibilizzazione e contrasto riguardanti l’omolesbobitransfobia alla base di tutte le violenze, fisiche e psicologiche, di cui sono vittime ancora troppe persone non etero sessuali (o percepite come tali) o con identità di genere non Cis gender. Ragazze e ragazzi, uomini e donne giudicate non conformi,  sbagliate o da ricondurre a una presunta normalità, perché non aderenti a modelli preordinati da una società etero-normata e ricolma di stereotipi e pregiudizi.

Partendo da queste considerazioni che il comitato organizzativo del Siracusa Pride 2023 ha pensato
di mettere in campo due iniziative: un gazebo informativo collocato al Largo XXV LUGLIO, nel quale si alterneranno volontarie e volontari delle associazioni che compongono il comitato Siracusa Pride, dalle 10.30 alle 18.30 e il lancio di una significativa campagna fotografica alla quale si potrà partecipare sia on line (sulle pagine social ufficiali del “Siracusa Pride”) sia recandosi presso il gazebo di Largo XXV Luglio dalle 10.30 alle 18.30.

“Credo che il 17 maggio, Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia, abbia molte cose in comune col 25 aprile, giornata della liberazione dal nazifascismo. Entrambe hanno in comune tre concetti fondamentali, memoria, libertà e speranza. Memoria di quante e quanti hanno combattuto fino al sacrificio della stessa vita affinché le generazioni future potessero avere cittadinanza e riconoscimento. Libertà dei corpi e delle menti, l’autodeterminazione come mezzo di contrasto alla cultura dell’odio, della discriminazione e della violenza che caratterizza alcune correnti di pensiero ideologico in ogni tempo. La speranza che attiviste e attivisti seminano col loro operato, semi di cultura, informazione, esempio, di fatto, creando i presupposti per una società più inclusiva e accogliente, nel rispetto fondamentale della dignità umana, un valore non negoziabile e non sacrificabile sull’altare dell’opportunità e del vile compromesso” – dichiara il presidente di Stonewall, Alessandro Bottaro.

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