Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss Totò Riina, è stato ospite di Lo Sperone Podcast, condotto da Gioacchino Gargano e Luca Ferrito e disponibile su YouTube. Nel corso dell’intervista ha affrontato temi legati a mafia, antimafia, femminicidi e alla diffusione del crack a Palermo. Riina ha dichiarato che suo padre non avrebbe mai ordinato l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo e che la strage di Capaci non fu voluta soltanto da Cosa Nostra: “Falcone non dava più fastidio alla mafia o a Totò Riina, ma ad altri dietro le quinte”. Secondo lui, l’antimafia sarebbe un “carrozzone mediatico”, come testimonierebbero i casi di Silvana Saguto e Antonello Montante.

La puntata integrale su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=M-_6kuwXKZ4

Intervenuto anche come scrittore, Riina ha descritto il padre come “un uomo serio e onesto che combatteva il sistema”, sostenendo che fu arrestato perché divenuto scomodo, così come Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Parlando della propria infanzia, si è paragonato ai bambini di Gaza, raccontando di aver vissuto in “perenne emergenza”, ma senza restrizioni nella vita quotidiana, nonostante il cognome ingombrante.

Sul cosiddetto “tesoro di Riina” ha ribadito di non sapere nulla, mentre sull’attentato a Giovanni Falcone ha affermato che a ucciderlo fu Giovanni Brusca, non suo padre. Ha infine annunciato l’uscita di un nuovo libro, in cui offrirà la sua versione sugli ultimi anni di mafia e antimafia. 


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