Tipo segnalazione: Fotonotizia
(Trattato di Metafisica della Kalsa) – di Vittorio Spadoni
Esistono luoghi, a Palermo, che sono più che quartieri. Sono frazioni. La Kalsa è una di queste: una frazione gloriosa del centro storico.
E poi esiste la frazione residua. Quella cosa che chiamiamo “secco”, destinata al ritiro del martedì e del venerdì. È qui, all’incrocio tra semantica e tombini intasati, che si consuma il nostro dramma filosofico.
La scena: un vicolo. Il protagonista: un contenitore. Marrone scuro, un colore che testimonia anni di onorato servizio, ma (primo mistero) sospettosamente pulito. Non un contenitore qualunque, ma IL contenitore della frazione residua. Posato con cura sul gradino di un portone, in attesa del suo destino.
Poi, la pioggia. Non una pioggerella. Un acquazzone fittissimo, lungo, di quelli con i goccioloni fruscianti. La colonna sonora perfetta per un delitto. Una pioggia che lava le coscienze e, soprattutto, ammuccia (nasconde) ogni cosa sotto il suo scrosciare.
Al mattino, il vuoto. Il contenitore è sparito. La frazione residua è diventata una frazione scomparsa prima ancora di essere raccolta.
E qui scatta la vertigine. Il cortocircuito culturale. Perché vedete, nel resto d’Italia – quel luogo mitologico “tranne qui” – quel bidone avrebbe un’identità. Un codice identificativo. Un’anagrafe del pattume associata all’utenza. In quel mondo alieno, i bidoni sono tracciati. Hanno responsabilità. Lì, se l’utente non ritira il contenitore svuotato dal suolo pubblico, gli fanno la multa. Se espone il sacchetto (pure quello con codice!) senza il bidone, multa. Se sbaglia la differenziata, multa.
Qui no. Qui il contenitore è un essere libero, selvaggio, orgogliosamente anonimo. Può sparire. Può scegliere di non esistere più, senza lasciare traccia, senza che nessuno paghi pegno. È un contenitore zen.
E allora, privi della banale tecnologia dei codici a barre, a noi restano solo le domande interiori. Le ipotesi metafisiche. A chi poteva servire? E perché?
Ipotesi 1: Il Burocrate Residuo. Sarà stato un “vigile residuo”? Un ultimo, inflessibile brandello di autorità che, vedendo quel contenitore lì, ha deciso che non poteva sostare? Un sequestro per “occupazione di suolo residuo”?
Ipotesi 2: Il Ladro Esistenzialista. Un delinquente. Ma non uno qualunque. Uno che aveva bisogno di nascondersi dalla pioggia e, vedendo il bidone, ha pensato: “Sono un residuo della società, mi nascondo nel contenitore del residuo”. Un atto di coerenza, anche se pur piccolo (il contenitore).
Ipotesi 3: La Frazione Umana. O forse “un marocco”, come si dice con pigra catalogazione. Una frazione umana dimenticata, che in quella scatola marrone ha visto non un rifiuto, ma un tetto (sempre piccolo rimane). Un rifugio per ripararsi dalla notte, sotto quei goccioloni che costringevano tutti a scappare. Il residuo che accoglie il reietto. La metafisica è servita.
Eh sì. A Palermo, se serve qualcosa, basta andare in giro di sera. Sotto l’acqua che risciacqua, che copre i rumori, che rende tutto fluido, anche la proprietà privata dei contenitori anonimi.
Arriva l’alba del martedì. Il camion avanza. “Chi doveva svuotare” arriva in quella frazione di quartiere, cerca la frazione residua da ritirare… e non la trova. L’operatore, con la saggezza di chi ha già visto tutto, non si scompone. Guarda il gradino vuoto, constata l’assenza. Niente contenitore, niente frazione. Tira dritto.
Missione compiuta. La frazione residua è ufficialmente diventata una frazione inesistente.
E forse, nel grande disegno amministrativo, è così che funziona. Se una frazione (di quartiere) ha un problema, basta aspettare una pioggia che ammuccia tutto. Se il problema (il contenitore) sparisce da solo, rubato, usato come casa o rapito dagli alieni… beh, problema risolto.
D’altronde, perché multare l’utente o tracciare il rifiuto? È una prassi avveniristica, quasi fantascientifica. Forse bisogna solo aspettare qualche fondo. Un PNRR, un PON Metro… qualcosa che ci permetta, un giorno, di adeguarci a questa rivoluzionaria tecnologia spaziale del “codice a barre sul bidone”.
Fino ad allora, alla Kalsa, la frazione (di quartiere) e la frazione (residua) condividono lo stesso, nobile destino: se nessuno ti vede (e non hai un codice), non esisti.
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