La Sicilia è tra le prime 30 regioni in Europa per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome. Tra 233 regioni europee (Nuts 2), tra le prime dieci regioni per numero di occupate indipendenti, cinque sono italiane e la nostra regione, con 75 mila donne imprenditrici e lavoratrici autonome, figura tra le prime 30. Il dato emerge da uno studio realizzato dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia in occasione della festa delle donne che ricorre domani.

Dal report si evidenzia come l’imprenditoria femminile nella nostra Isola contribuisca all’occupazione e a costruire un futuro di sviluppo. “I numeri che presentiamo in questo studio – dice Maria Grazia Bonsignore, presidente regionale del movimento Donne Impresa in Sicilia – dimostrano come sia fondamentale il ruolo delle donne nel mercato del lavoro, ma c’è ancora molto da fare per abbattere le difficoltà che ci ostacolano nel quotidiano. Occorre pensare a un sistema di welfare a misura delle esigenze delle donne come madri, mogli, figlie, lavoratrici. La donna imprenditrice non crea benessere solo alla propria azienda, ma crea un benessere nella società in cui opera. E anche per questo è indispensabile pensare a un sostegno all’imprenditoria femminile sotto ogni aspetto”.

Maria Grazia Bonsignore domani, 8 marzo, darà il suo contributo nell’ambito di una tavola rotonda che è stata organizzata ad Enna, per il progetto “Donne artigiane”. La presidente parlerà proprio di “Donne imprenditrici tra passioni e ostacoli”. L’evento, organizzato anche col patrocinio di Confartigianato Enna, è in programma al teatro comunale di Enna Francesco Paolo Neglia, domani alle ore 17,30.

MA ECCO NEL DETTAGLIO LA FOTOGRAFIA DEL MONDO DEL LAVORO AL FEMMINILE NELLA NOSTRA ISOLA.

Occupate indipendenti in Sicilia ancora in difficoltà (-4,6% vs +2,1% nazionale). L’analisi dei dati trimestrali evidenzia che al terzo trimestre 2023 (media ultimi quattro trimestri) in Sicilia le 82 mila occupate indipendenti registrano un trend negativo del -4,6% su base annua, pari a 4mila unità in meno, contribuendo alla quasi totalità del calo complessivo dell’occupazione indipendente nel 2023, a fronte di una flessione più contenuta del -0,7% rilevata per gli uomini.

Imprese siciliane gestite da donne. La Sicilia con 75mila donne imprenditrici e lavoratrici autonome figura tra le prime 30 regioni europee (su 233). Di queste donne imprenditrici e lavoratrice autonome alcune le ritroviamo a capo delle 115.545 imprese femminili presenti sul territorio nel 2023, si tratta di quasi un’impresa su quattro (24,4%) che opera nella nostra regione. Di queste imprese il 9,9%, pari a 11.464 unità sono artigiane e rappresentano il 15,7% dell’artigianato totale.

Nello specifico, in Sicilia delle 11 mila imprese femminili artigiane quelle gestite da giovani donne, con meno di 35 anni, sono 1.391, pari al 12,1% dell’artigianato femminile e al 10,7% delle imprese totali femminili-giovanili; mentre quelle gestite da donne straniere sono 773, pari al 6,7% dell’artigianato femminile e all’8,9% delle imprese totali femminili-straniere.

I driver dell’imprenditoria femminile. A livello settoriale si rilevano incrementi più accentuati dell’artigianato femminile nell’ultimo anno – 2023 su 2022 – in 13 settori in cui si concentrano il 55,9% delle 11 mila imprese femminili artigiane, di cui quelli che presentano incrementi più accentuati in termini assoluti sono: Altre attività di servizi per la persona, Attività di servizi per edifici e paesaggio, Altre attività professionali, scientifiche e tecniche, Attività creative, artistiche e di intrattenimento e Costruzione di edifici. 11 di questi 13 sono settori in cui prevale la presenza maschile. 

Le donne alla guida di imprese che svolgono “mestieri da uomini”. Nei settori (divisioni Ateco 2007) in cui almeno il 90% degli imprenditori sono uomini – sono 1.203 imprese femminili, con una incidenza media del 2,9% a fronte del 15,7% medio per il totale dei settori.

Donne vs uomini per istruzione, lavoro e qualità della vita, in Sicilia a che punto siamo? Gli ultimi dati Istat-BES disponibili riferiti all’anno 2022 ci consentono purtroppo di fare una fotografia poco diversa da quelle scattate negli anni precedenti. Ancora una volta le migliori performance per le donne, rispetto agli uomini, le rileviamo con riferimento al campo dell’istruzione e della formazione con una quota di donne con almeno il diploma (25-64 anni) pari al 54,4%, di 4,1 punti sopra al 50,3% rilevata per gli uomini; con quota di laureate e donne con altri titoli terziari (30-34 anni) pari al 23,7% sopra di 11,7 punti al 12% rilevata per gli uomini; con una quota di neo-diplomate che si iscrivono per la prima volta all’università pari al 57,1%, sopra di 15,7 punti rispetto al 41,4% rilevato per gli uomini; con una quota inferiore di 3,7 punti di donne che abbandonano precocemente il sistema di istruzione e formazione (16,9% vs 20,6% degli uomini). Su questo fronte si rilevano dati sfavorevoli per le donne per quota di Neet, giovani che non lavorano e non studiano, che risulta superiore di 4,2 punti alla quota rilevata per gli uomini e per quota di donne con competenze digitali di base che risulta inferiore di 5,5 punti rispetto al valore rilevato per gli uomini.

L’analisi di confronto uomo-donna per gli indicatori associati alla tematica lavoro e conciliazione tempi di vita risultano tutti a sfavore del genere femminile (+12,7 punti tasso di mancata partecipazione al lavoro; +2,4 punti quota di occupate sovra-istruite; +13,9 punti quota donne che svolgono part time involontario) tranne per il lavoro da casa che vede una quota superiore di fruitrici tra le donne (9,9% va 5,8% degli uomini). Rispetto alla soddisfazione per tempo libero e prospettive future, la quota di donne che esprime giudizi positivi risulta inferiore in entrambi i casi a quella rilevata per gli uomini.


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