Una restituzione pubblica in uno dei luoghi più importanti per l’arte contemporanea: il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Belmonte Riso a Palermo. Per tutto il weekend una delle vetrine del Museo ospiterà un’installazione a cura di Valentina Greco che racconta il percorso delle residenze artistiche del progetto MIR – Musei in Rete per la valorizzazione di sei piccoli musei della Rete dei Musei creata dall’Anci. In vetrina sono esposte alcune delle creazioni artistiche realizzate durante il periodo di residenza. Attraverso un sistema di QR-code, è inoltre possibile approfondire la ricerca condotta da ogni singolo artista per ognuno dei musei.
L’installazione è stata presentata giovedì scorso in occasione del talk finale delle Residenze artistiche a cui sono intervenuti: Roberto Albergoni, presidente di Fondazione MeNO; Valentina Greco, responsabile produzione progetto MIR per Fondazione MeNO; e Mario Alvano, segretario generale di Anci Sicilia.
Lanciato e curato da Fondazione MeNO, capofila del progetto selezionato dall’Università Sapienza di Roma e finanziato grazie ai fondi del PNRR (NextGenerationEU nell’ambito del Programma di Ricerca del Partenariato Esteso CHANGES), il percorso delle residenze ha avuto inizio con la pubblicazione del bando di selezione il 12 settembre scorso.
A rispondere sono stati oltre venti artisti. Sei quelli selezionati: Gio Peres per il MACA di Alcamo (Tp); il collettivo K-Osmosi per il Museo Civico di Palazzo della Signoria di Caltabellotta (Ag); Giulia Sofi per il MUSeBArch di Geraci Siculo (Pa); Angelo Leonardo per il Museo del Costume e della Moda siciliana di Mirto (Me); il collettivo artistico formato da Susanna Gonzo e Sofia Melluso per il Museo della Ceramica di Santo Stefano di Camastra (Me); e Gandolfo Gabriele David per il Museo dell’Immaginario Verghiano di Vizzini (Ct).
Il risultato sono stati sei progetti di ricerca differenti per linguaggio artistico ma con una matrice comune: il coinvolgimento delle comunità e un lavoro di riscoperta dell’identità dei luoghi. Progetti che in molti casi si inseriscono all’interno di una ricerca più ampia degli artisti su alcune tematiche specifiche e che adesso resteranno nella disponibilità dei musei.
“Le residenze artistiche sono solo una delle azioni messe in campo da MIR– dice Roberto Albergoni -Uno strumento di valorizzazione dei musei ancora poco praticato in Sicilia ma che ha un’importanza strategica perché consente non solo di arricchire il patrimonio nella disponibilità dei musei ma di portare dentro sguardi nuovi, riattivando l’interesse e la partecipazione delle comunità e offrendo nuovi binari di ricerca per gli artisti.”.
“Riso non si limita ad ospitare ma accoglie e partecipa con grande interesse, attento ai processi che accadono nei territori dove si creano opportunità per l’arte e per i territori stessi.”, dice Evelina De Castro, dirigente responsabile del Museo Riso. “La grande arte italiana del passato – prosegue De Castro- ci insegna che la spinta vitale parte dalla pluralità dei centri, spesso assai lontani dalle capitali, eppure rimasti nella storia e nei percorsi obbligati per avere acquisito una forte identità artistica, derivata loro o dall’aver dato origine ad artisti o per ospitarne l’opera. Il progetto MIR muove nel solco di questa grande tradizione tutta italiana di cui Riso, il più giovane dei musei regionali, è ben consapevole e testimone con la sua collezione che si è formata e continua a crescere puntando su opere e artisti che abbiano attinto dai e lasciato traccia nei luoghi da connotare in senso contemporaneo. Il compito del Museo Riso è di sostenere questi processi che muovono dal legame fra l’artista e la comunità che lo accoglie, per approdare al sistema dell’arte internazionale delle raccolte pubbliche e private e delle biennali. In questa filiera si posizionano artisti, comunità locali e museo”.
I PROGETTI
Per il MaCA di Alcamo, l’artista Gio Peres ha esplorato la connessione tra corpo, mare e memoria collettiva, coinvolgendo la comunità femminile locale. Attraverso un laboratorio con le donne del territorio, Peres ha riattivato un legame ancestrale, trasformando il gesto in memoria incarnata. Il risultato, il film Animula (The Dream of the Sea-Witches), reinterpreta le animulari siciliane come simbolo di una cultura femminile alieutica che resiste al tempo. Il mare diventa un archivio vivente, dove passato e sogno si fondono. Un atto di restituzione che riporta in superficie storie dimenticate di pescatrici e donne di mare.
Al Museo Civico di Caltabellotta, la residenza del collettivo K-Osmosi, composta da Giulia Tartamella e Lorenzo Antonicelli, al Museo Civico di Caltabellotta si è concentrata sul gesto quotidiano e sul rapporto tra corpo e spazio abitato. Il progetto In Habitat esplora come i movimenti e le abitudini della comunità plasmino il paesaggio e lo trasformino, creando un legame profondo tra corpo e territorio. L’Archivio Corporeo, la restituzione finale, raccoglie e reinterpreta in un video questi gesti come tracce di identità, dando visibilità a ciò che spesso rimane invisibile. Il processo ha coinvolto la cittadinanza, creando un archivio vivente. Un atto di cura verso la memoria corporea e un ritorno alla lentezza e alla profondità del vivere quotidiano.
La residenza di Giulia Sofi al MUSeBARCH di Geraci Siculo ha esplorato le relazioni tra gli abitanti, il territorio e il mondo animale. Sofi ha raccolto suoni, gesti e tracce materiali, creando una mappa sensoriale che intreccia la dimensione linguistica con una sensibilità acustica, evidenziando come umano e non-umano coesistano qui in perfetto equilibrio. Il progetto culmina nell’installazione Episodica Hierachica, un’opera immersiva realizzata nella chiesa sconsacrata del Convento dei Capuccini che ospita il museo, composta da suoni, disegni e oggetti che restituiscono la vita quotidiana del borgo. Una lettura episodica del territorio, in cui tutti gli elementi contribuiscono a un ecosistema narrativo condiviso e ogni traccia è un segno di relazione.
La residenza di Angelo Leonardo al Museo del Costume e della Moda Siciliana a Mirto si è concentrata sulla memoria materiale e immateriale del territorio. Il progetto, intitolato Gioco a nascondere, ha esplorato storie e ricordi della comunità locale, intervistando anche la centenaria del paese e raccogliendo oggetti e narrazioni. L’opera finale si è concretizzata in un corredo collettivo, un dispositivo simbolico che unisce voci, memorie e presenze del territorio. Il corredo, come l’archivio del museo, è aperto e in continua evoluzione, accogliendo nuove storie e saperi che, come il “verme che si trasforma in tesoro”, quello del baco da seta che qui aveva una forte tradizione, mutano e si ricompongono. Gioco a nascondere è così un atto di cura verso la memoria, un patrimonio condiviso che vive attraverso chi lo custodisce.
Per il Museo della Ceramica di Santo Stefano di Camastra Susanna Gonzo e Sofia Melluso hanno sviluppato un progetto attorno al manufatto della ciotola, il primo oggetto costruito dall’uomo, simbolo di raccolta, trasformazione e condivisione. Il progetto La ciotola che si riempie e si svuota ne indaga i significati archeologici, mitologici e quotidiani. Sono stati attivati laboratori che hanno coinvolto artigiani locali, studenti, bambini e bambine. Le artiste hanno anche esplorato il territorio, raccogliendo materiali e storie legate alla tradizione ceramica locale. La restituzione ha preso la forma di una zine e di una serie di ciotole collettive, che custodiscono gesti, storie e tecniche tradizionali. Un progetto che celebra la continuità della memoria materiale e la connessione tra comunità e territorio.
La residenza di Gandolfo Gabriele David al Museo dell’Immaginario Verghiano a Vizzini ha esplorato il tema della roba traendo ispirazione dalla novella di Giovanni Verga, interrogando l’eredità di Verga non solo come materia letteraria, ma come realtà ancora presente nel vivere quotidiano della comunità. Il progetto ha invitato gli abitanti a portare oggetti personali e a raccontarne la storia, trasformando gli oggetti in testimoni di legami, fragilità e forza, e ricodificando l’immaginario verghiano alla luce del presente. La restituzione finale ha preso la forma di un’installazione collettiva in cui oggetti e storie vengono disposti in relazione, creando una figura comune che rappresenta la comunità. Accompagnata da materiali visivi e sonori, l’installazione si p fatta invito a riconoscere che ciò che possediamo davvero è ciò che siamo disposti a condividere.
Il progetto MIR prevede una serie di azioni di valorizzazione dei musei. Oltre ad Anci Sicilia sono partner: DSEAS, il Dipartimento di Scienze Economiche Aziendali e Statistiche dell’Università degli studi di Palermo, in rappresentanza della ricerca universitaria applicata al tangible heritage; e le società Qmedia, Ecubing ed Essence of Sicily specializzate rispettivamente in comunicazione, sviluppo di prodotti digitali innovativi e turismo sostenibile ed esperienziale.


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