Esito positivo dopo nove anni dai test sul trattamento con formulati nanotecnologici eseguiti su alcuni reperti lignei della chiglia della nave di Marusa del III secolo d.C. La Nave romana di Marausa è il relitto di un’imbarcazione oneraria romana del III secolo d.C. recuperato a 150 metri dalla costa di Trapani. La nave ben conservata, lunga circa 27 metri e larga 9 metri, è il più grande relitto dell’epoca mai recuperata dai mari italiani. Oggi, dopo il trattamento con nanomateriali nel 2017, su richiesta della Soprintendenza del Mare e del responsabile per la ricerca scientifica, Roberto La Rocca, e con la supervisione del chimico della Soprintendenza del Mare, Giovanni Puccio, gli specialisti del restauro Franco Fazzio e Giovanni Taormina, insieme ai vertici del laboratorio internazionale di nanotecnologie “4Ward360” di Milano, Sabrina Zuccalà e Maurizio Minerva, si sono valutati gli effetti dell’intervento di nove anni fa su alcuni pezzi del fasciame della nave romana al Museo Lilibeo di Marsala.
Il tipo di trattamento consiste nell’applicazion di nanotecnologie, i quali, senza costituire pellicole o film sulla superficie lignea, si distinguono per requisiti qualitativi atti principalmente a preservare, proteggere e rendere idro- e oleorepellenti le superfici trattate. Una prima osservazione visiva, a distanza di nove anni, ha evidenziato l’inalterazione cromatica del legno e nessun effetto di interazione con i materiali precedentemente utilizzati a fini conservativi.
Un test pratico condotto mediante semplice bagnatura della superficie con aerosol di acqua demineralizzata ha dato risultati positivi: l’acqua allo stato liquido non è stata assorbita, bensì ha semplicemente creato una tensione superficiale, impedendo l’assorbimento.
Questo sorprendente risultato dopo nove anni è una prova inconfutabile dell’efficacia dell’intervento, soprattutto in vista di un ambiente conservativo della nave soggetto a sbalzi termo-igrometrici.
Dalle escursioni si sono riscontrate, anche su materiali ferrosi e terraglia, problematiche assimilabili a quelle già trattate. Il laboratorio nanotecnologie “4Ward360” e i tecnici specializzati nel restauro di beni culturali, si sono impegnati a fornire dettagli su ulteriori formulati da utilizzare, eventualmente, su questo tipo di materiali provenienti dal recupero dei fondali marini. Le parti interessate si sono date appuntamento a breve per stabilire un calendario volto a trattare l’intera struttura lignea con i suddetti prodotti a base di nanomolecole
Luogo: Museo Lilibeo , MARSALA, TRAPANI, SICILIA
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