Parco dei Peloritani e Ponte sullo stretto: il “Parco Megalopeloritano,” e ciò non vuol dire abdicare dalla necessità di “green”.

Solo gli idioti non cambiano idea. Con questo non voglio giustificarmi nei confronti di chi sarà tentato di criticare la mia posizione al riguardo del Ponte sullo stretto di Messina, anche perché non ne ho motivo.

Sono stato, da tempi non sospetti, sempre molto critico nei confronti dell’idea del Ponte, se non contrario. Ho sempre sostenuto convintamente che la Sicilia non potesse perdere la sua prerogativa di  isola che con il Ponte, di fatto, avrebbe perso. Ho anche proposto, circa 20 anni fa, una soluzione alternativa al Ponte, depositata presso il Consiglio dei Ministri, e oggetto anche di un servizio nell’ambito della trasmissione Report (ai tempi della Gabanelli) dedicata al Ponte sullo stretto. Ed ho anche detto che, quando il ponte sarà finito, sarà già un bene culturale da tutelare…

Ma, oggi, credo che le condizioni siano oggettivamente cambiate e bisogna anche saper fare di necessità virtù adeguandosi ai tempi superando gli stereotipi inutili. La Sicilia non può più essere, non é più un isola sia per via del fenomeno dell’immigrazione, che per le prospettive di nuovo Hub per le rotte commerciali trans-mediterranee-mitteleuropee; rotte che possono giocare anche un ruolo utile a far diminuire le tensioni commerciali e belliche tra i continenti, consentendo alla Sicilia di giocare un ruolo importante in questa partita nei prossimi decenni.

Ma, tutto ciò non vuol dire abdicare dall’istanza ambientalista, alla necessità di “green”.

 

Infatti, credo che il Ponte non neghi, non faccia venire meno la possibilità di istituire il Parco regionale naturalistico dei Monti e Borghi Peloritani anzi, la potenzia e giustifica maggiormente.

L’areale interessato dal Parco ricade in buona parte in aree periurbane che rappresentano un contesto di profonde, contrapposte e spesso irreversibili trasformazioni territoriali: tra abbandono delle fasce collinari-montane e urbanizzazione continua delle aree planiziali. Messina con Reggio Calabria sono, nei fatti, con le loro aree metropolitane,  una megalopoli, un sistema urbano policentrico dove le aree rurali sono state, spesso, inglobate negli spazi urbani. 

Tali aree periferiche, però vanno “riviste e analizzate e diventano luoghi dove sperimentare l’eccellenza dello sviluppo locale per dare loro una cosiddetta rinnovata centralità del margine”. 

Aree in cui “sperimentare soluzioni innovative per lo sviluppo locale che diventano strumenti di salvaguardia del paesaggio, di accoglienza e coesione sociale, di servizi innovativi per la popolazione”, aree che diventano “presidi di transizione”. 

Cosí, il Parco dei Peloritani (unitamente alle dirimpettaie aree dell’Appennino calabrese) potrebbe essere quel presidio per la salvaguardia naturalistica e paesaggistica, per la compensazione dei carichi ambientali, per l’attività ricreativa ed educativa dei suoi abitanti; un presidio dove creare un neo-paesaggio “megalopeloritano” capace di affrancarsi dalla desertificazione.

 

A questo punto, il “Parco megalopeloritano” sarebbe di fatto un area di eccellenza paesaggistica ed ambientale a servizio della megalopoli dello stretto attraverso la funzione ecosistemica e di salvaguardia della biodiversità.

 

Arch. Roberto Sauerborn

Luogo: MESSINA, MESSINA, SICILIA

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