Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda oggi Vincenzo Spinelli, imprenditore palermitano ucciso dalla mafia il 30 agosto 1982, vittima di un delitto emblematico per il coraggio civile che lo contraddistinse. Spinelli si ribellò al racket delle estorsioni quasi dieci anni prima di Libero Grassi, opponendosi al “pizzo” e pagando con la vita la sua scelta di legalità.

In un contesto storico segnato dalla violenza delle cosche e da ombre sulle istituzioni, l’omicidio di Spinelli fu inizialmente relegato nell’oblio, con indagini depistate e interpretazioni fuorvianti, fino alla tenace battaglia della famiglia Spinelli che, con pazienza e determinazione, ha riportato la verità alla luce. La riapertura del caso, grazie all’impegno dei magistrati Michele Prestipino e Ignazio De Francisci, ha permesso di ricostruire la dinamica dell’omicidio e di confermare il movente mafioso punitivo.

Oggi ricordare Vincenzo Spinelli non è solo commemorare una vittima di mafia: è riaffermare il valore della responsabilità civile, della resilienza e della giustizia. È un invito rivolto a tutti – scuole, cittadini, istituzioni – a non lasciare che il coraggio individuale venga inghiottito dal silenzio e dall’indifferenza.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita pertanto le scuole italiane a inserire nella didattica esempi come quello di Spinelli, perché la memoria dei martiri civili non resti confinata nelle ricorrenze, ma diventi patrimonio vivo di cultura dei diritti, legalità e responsabilità. La storia di Spinelli è un monito attuale: la mafia può essere sconfitta dalla coerenza delle azioni quotidiane e dalla determinazione civile di chi sceglie la giustizia, anche quando la scelta sembra rischiosa o solitaria.

La memoria di Spinelli ci ricorda che il silenzio e l’omertà favoriscono la violenza, mentre l’impegno civile, la denuncia e la solidarietà possono salvare vite e riabilitare verità neglette. Il suo esempio stimola le istituzioni a operare con trasparenza e fermezza, affinché la legalità non resti un ideale astratto ma diventi pratica quotidiana. Ricordarlo significa anche responsabilizzare le nuove generazioni, insegnando che il coraggio ha un valore concreto e che la lotta alla mafia passa attraverso scelte coraggiose, consapevoli e condivise. La società civile ha il dovere di coltivare la memoria attiva, affinché episodi come quello di Spinelli diventino catalizzatori di cultura democratica e cittadinanza responsabile.

Per non dimenticare: Vincenzo Spinelli, il primo a dire no al “pizzo” a Palermo, merita di essere conosciuto, studiato e ricordato non come un caso isolato, ma come esempio di coraggio, legalità e difesa dei diritti umani.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU


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