Riscaldamento globale: Sicilia si sta trasformando in isola tropicale
Dal punto di vista climatico la Sicilia si trova fra “l’incudine e il martello”. La carenza di piogge e il riscaldamento globale hanno creato un mix molto pericoloso dal punto di vista ambientale mettendo a rischio molte culture agricole e numerose attività economiche e sociali dove è necessario l’utilizzo dell’acqua. Questa situazione non è contingente ma bensì strutturale e lo si coglie in maniera chiara dalle dichiarazioni di Daniele Ingemi a Ti Lancio, noto tecnico meteorologo siciliano a norma WMO certificato Dekra. “La carenza di piogge e l’aumento globale delle temperature -dichiara Ingemi-stanno modificando profondamente il clima della Sicilia che a breve diventerà molto simile a quello tropicale con estati particolarmente lunghe che dureranno da maggio fino ai primi di novembre.”
– Che danni sta causando questo caldo torrido?
“La situazione non è sicuramente delle migliori perché si sono già prosciugati tre laghi sul territorio siciliano. Per il caldo l’evaporazione è molto forte e se non arriveranno delle piogge si rischierà una grande siccità per l’Autunno con risultati veramente nefasti soprattutto per quello che riguarderà il mondo dell’agricoltura e per molte attività economiche che utilizzano le risorse idriche. Se dal punto di vista ciclico siamo in un momento favorevole per quanto riguarda le piogge in Sicilia non va dimenticato che il riscaldamento globale sta mutando profondamente il clima verso la tropicalizzazione e per questo occorre ricorrere ai ripari con politiche strutturali e non estemporanee per la gestione dell’acqua.”
-Qualche esempio su come affrontare questo cambiamento epocale?
“Bisogna agire in modo tempestivo nel recupero dell’acqua piovane in Italia ne recuperiamo poco più del 13% una percentuale troppo bassa e quindi occorre costruire degli invasi che siano in grado di conservare queste risorse idriche da utilizzare nei momenti di criticità, non piove più come una volta ora le precipitazioni sono meno numerose ma molto violente, dilavano il terreno impoverendolo dell’humus e quest’acqua viene purtroppo sprecata perché non alimenta in maniera adeguata le falde e quindi l’unica soluzione è creare dei bacini di raccolta. Oltre a questo vi sono le perdite delle reti idriche che si aggirano sul 30- 40%, in questo campo occorrerebbe una grande manutenzione pluriennale su tutta la rete idrica siciliana seguendo l’esempio di Messina dove è stato completamente ristrutturalo l’acquedotto lungo 60 chilometri che porta l’acqua alla città e in questo modo si sono ridotti in maniera decisa gli sprechi causati dalle perdite. La costruzione di dissalatori sulle coste e la ricerca di nuove falde sotterranee che però non siano collegate a laghi o sorgenti potrebbero migliorare la situazione per quello che riguarda il fabbisogno idrico per le attività umane ed economiche.”
– Si può quindi dire che in Sicilia è estate tutto l’anno?
“Se non fosse che nel periodo invernale e primaverile dove la notte è più lunga del giorno e quindi si ha un certo raffreddamento direi di si. La tropicalizzazione del clima sta portando nella nostra isola a nuove scelte da parte degli agricoltori che si troveranno costretti a cambiare tipo di coltivazioni e indirizzarsi su quelle tipiche dei tropici. Nella Conca d’Ora c’è già chi sta sperimentando la coltivazione del caffè, in altri luoghi hanno messo a dimora delle piante di banano .”
– Frutti come l’avocado, il mango, e la papaya grazie al cambiamento di clima potranno diventare “made in Sicilia”?
“Si, e molti agricoltori stanno facendo una serie di esperimenti per coltivare queste nuove piante senza contare che per quello che riguarda la coltivazione della vite ora molti vitigni sono stati impiantati in montagna su nuove quote dove in passato era difficile fare – conclude Daniele Ingemi – maturare l’uva.”
di Paolo Ruini
Luogo: MESSINA, MESSINA, SICILIA
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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