-LEONARDO CURATOLO
In merito alla conoscenza profonda del territorio e identificazione degli elettori ,citando Le Parole di Carlo Maria Martini:
bisogna: primo, riconoscere coraggiosamente ciò che io non sono; secondo, incontrare l’altro nel suo ambiente e nella sua storia; terzo, avere il senso dello stupore, ossia la capacità di meravigliarsi che suscita la ricerca; quarto, essere disponibili ad andare oltre il visibile; quinto, accettare insieme anche il reale nelle sue manifestazioni meno appariscenti. Infine, per conoscere un’altra persona bisogna essere disposti a lasciarsi mangiare per dare vita e riceverla> Oggi Mi trovo a Gibellina anzi nella vecchia Gibillina, come la chiamano I locali.
Nel mezzo del nulla, accessibile solo attraverso un’insidiosa strada di campagna divisa e screpolata dal sole siciliano, si trova la città fantasma di Gibellina. Questo luogo ha molti nomi: Gibellina Vecchia, il cretto di Burri o gli Ruderi di Gibellina, ma viene spesso chiamato “Il Grande Cretto” – La Grande Crepa.
Distrutta del terremoto, la città di Gibellina è stata ricostruita su un nuovo territorio, mentre i suoi ruderi sono stati oggetto di un intervento di land art ideato da Alberto Burri. Il Grande Cretto è un memoriale che racchiude e custodisce al proprio interno, in termini fisici e metaforici, la traccia del passato e della vita della comunità sconvolta dal sisma.
I ruderi di Gibellina sono ciò che rimane della città distrutta dal terremoto del Belice del 1968. Dopo il terremoto, il governo decise di costruire una nuova città nelle vicinanze, chiamata Gibellina Nuova, lasciando i ruderi dell’antica città come memoria e testimonianza della tragedia. Oggi, i ruderi di Gibellina sono diventati un’importante attrazione turistica e un luogo di riflessione sulla distruzione e sulla resilienza umana.
-LEONARDO CURATOLO
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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