In Sicilia l’indice di vecchiaia nel 2022 era del 167,6 per cento, aumentato di oltre il 50 rispetto al 2004 quando era il 104,8 per cento e con una tendenza alla crescita che nel 2030 potrebbe raggiungere il 206 per cento. La popolazione over 65 è il 22,6 per cento, mentre continua a calare il tasso di natalità, era il 10 nel 2004, è il 7,7 oggi. La popolazione siciliana dunque invecchia ma i servizi sanitari e socio-assistenziali e quindi la qualità della vita non sono adeguati. Sono alcuni dei dati emersi durante l’incontro “Anziani e welfare in Sicilia, quale futuro”, organizzato dalla Fnp Cisl Sicilia, che ha messo in evidenza come nell’Isola aumenta l’indice di dipendenza strutturale (numero di individui in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa) che ha raggiunto il 56,3 per cento (nel 2004 era 51,7). Ad aprire l’incontro è stata la segretaria generale Fnp Cisl Sicilia Rosaria Aquilone. “Non c’è dubbio – ha spiegato – che l’indice diinvecchiamento della popolazione, le crescenti esigenze sanitarie e socio-assistenziali delle famiglie non trovano risposta nei servizi pubblici esistenti. Serve allora una vera integrazione socio-sanitaria territoriale che parta da un modello organizzativo a rete, l’unificazione delle competenze sanitarie e sociali, il rafforzamento dell’offerta territoriale di servizi assistenziali domiciliari, la realizzazione della continuità assistenziale e la trasparenza dell’incontro tra domanda e offerta nel lavoro di cura nella domiciliarità, consolidamento e rafforzamento dell’organizzazione distrettuale dei servizi sanitari. Del resto ciò che serve è la volontà di agire, perche gli strumenti a disposizione per la realizzazione di un nuovo welfare di prossimità, come dotazioni finanziarie (fondi nazionali e PNRR) e risorse sociali, ci sono”. Secondo il piano di riforma della sanità che introduce due strutture che attualmente non esistono come le case di comunità e gliospedali di comunità, strutture intermedie fra l’assistenza domiciliare e quella ospedaliera, mancano all’appello in tutta l’Isola circa 4.134 infermieri, 5110 medici di medicina generale, e 1532 amministrativi tecnico sanitari e 130 coordinatori. “Le politiche regionali devono essere sostenute da una visione di welfare inclusivo che non è mai zavorra per la collettività ma elemento di sostegno allo sviluppo” ha affermato il segretario generale della Cisl Sicilia, Sebastiano Cappuccio che ha sottolineato come la Cisl consideri strategico costruire “un sistema di welfare universale, solidale, inclusivo e sussidiario, che abbia particolare attenzione alle situazioni di maggiore fragilità: dalle famiglie in condizioni di povertà ai minori ai giovani agli anziani, ai disabili e non autosufficienti e ai malati cronici”. Per il leader della Cisl Sicilia, “l’attuale sistema si presenta invece frammentato e disomogeneo, inadeguato ad affrontare gli effettidell’emergenza sociale e garantire i livelli essenziali delle prestazioni a tutti i cittadini siciliani”. “Sicuramente in fase prioritaria, vanno sbloccate le assunzioni sia in ambito sanitario sia in ambito di amministrazione regionale e territoriale – ha aggiunto Cappuccio – perché senza personale non possono essere realizzati né l’assistenza socio sanitaria di prossimità né gli interventi previsti dal Pnrr, per i quali è indispensabile avere una macchina amministrativa efficiente. Occorre dunque che il governo Schifani si attivi per una ridefinizione degli accordi Stato – Regione”. “E – ha rimarcato il segretario della Cisl siciliana – è necessario che l’esecutivo Schifani anche su questo tema si confronti con le parti sociali, perché solo dalla concertazione e dalla partecipazione è possibile attuare un modello di sviluppo più equo e sostenibile”. Ad intervenire anche l’assessore regionale della Famiglia e delle Politiche sociali e del Lavoro NucciaAlbano, Luciano Marino componente direttivo Anci Sicilia e a concludere il segretario generale Fnp Cisl nazionale Emilio Didonè. “Per migliorare i sevizi sociali e il sistema sanitario nazionale – ha affermato il segretario nazionale – servono piu fondi ma anche e soprattutto una seria programmazione e riorganizzazione del personale e delle strutture. Tra liste di attesa, servizi non rispondenti alle esigenze dei cittadini, crescono anche nel nostro Paese la rinuncia alle cure e le disuguaglianze sociali. La sanità, il welfare sono ormai in codice rosso, la povertà soprattutto fra gli anziani cresce, così come la solitudine, e questi sono tutti campanelli di allarme. Ecco perché riteniamo che la politica debba prendere in mano la situazione e affrontare seriamente il tema del potenziamento dei servizi sanitari, sociali e del welfare, tutto questo deve diventare priorità assoluta. Questo governo – conclude Didoné – eredita 20 anni di cose non fatte, basterebberipartire da queste e recuperare vent’anni di evasione fiscale affinché possa essere potenziato il nostro welfare, il personale medico e infermieristico venga meglio retribuito e affinché finalmente possa migliorare la qualità della vita dei nostri anziani e dei fragili. Serve fare tutto questo subito, abbiamo di recente scoperto che in Italia gli stipendi e le pensioni sono fra i piu bassi d’Europa, bisogna invertire questa tendenza e bisogna farlo anche per ridare fiducia ai nostri giovani”. ggi a Palermo l’incontro organizzato dalla Fnp Cisl Sicilia
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