Alle Tenute Orestiadi, la cantina, nata nel 2008, nel cuore della Valle del Belìce, a Gibellina, in Sicilia, si festeggia un “nuovo nato”.

Lo scorso 14 febbraio e’ stato, infatti, presentato, in anteprima alla rete vendita Italia  e alla stampa di settore, il Bianco di Ludovico, la nuova etichetta  che Tenute Orestiadi ha inserito tra i suoi Cru aziendali.

Un bianco riserva DOC Sicilia annata 2017, che sarà disponibile dal  1 aprile e che è stato degustato per la prima volta da 60 tra agenti, giornalisti e sommeliers. Bianco come il Cretto di Burri , che di questa zona rappresenta il simbolo di rinascita. Ma bianco era anche il colore  del  cappello che Ludovico, fondatore delle Tenute Orestiadi,  era solito portare e a cui già è dedicato Ludovico rosso, fiore all’occhiello aziendale.

Ludovico rosso -lo ricordiamo- rappresenta, infatti un omaggio al presidente della Fondazione Orestiadi, Ludovico Corrao che, insieme al presidente delle Cantine Ermes Rosario Di Maria, nel 2008, pensarono e diedero vita alle Tenute Orestiadi ed al Progetto Orestiadi Ludovico, oggi etichetta di punta dell’azienda,  un Cru ottenuto al 90% da uve Nero d’Avola, completato da aggiunte di uve Cabernet Sauvignon.

Come tutte le realtà di questo territorio, Tenute Orestiadi è riuscita a  trasformare  in energia l’ardua risalita dopo un evento storicamente ed economicamente complesso, il terremoto del 1968,  divenendo polo culturale e di dialogo per l’area del Mediterraneo. Filo conduttore  della ricostruzione lo stretto rapporto tra agricoltura ed arte, che lega, indissolubilmente,  questa azienda al territorio che ne  diviene, in questo modo,  tratto identitario.

La presenza di un insieme di terroir unici, caratterizzati da diversi suoli, specifici microclimi e differenti altitudini, inoltre,  crea le condizioni ideali per dare origine a vini frutto di passione e dedizione che ben esprimono la complessità dei vigneti coltivati all’interno della Valle del Belìce.
Terroir completamente differenti – dicevamo –  uniti dal sole e dalla brezza siciliana,  che ne è denominatore comune, e consente la  valorizzazione  dei varietali autoctoni.

Da questo territorio, complesso come le vicende che lo hanno segnato, nasce Ludovico bianco, un vino che celebra l’incontro tra il Mediterraneo ed il mondo, raccontando il sogno di Ludovico, il dialogo tra culture,  grazie all’unione tra il Catarratto, emblema dei bianchi siciliani, e lo Chardonnay, tra i varietali più conosciuti e coltivati in tutte le aree vinicole del pianeta.

Ne risulta un vino dal colore giallo paglierino con riflessi brillanti. Il naso converge verso note esotiche di  frutta a polpa bianca come susina, mela e ananas smorzate da  accenni di pietra focaia, destinati ad aumentare con l’evoluzione in bottiglia. In bocca il sorso è  fresco e complesso e sostenuto da una spiccata  mineralità che lo rende persistente al palato.

 

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